Secondo il rapporto Istat su donne e lavoro, nel 2016 le casalinghe in Italia sono in calo rispetto a 10 anni prima. Infatti, nel 2016 “solo” 7.338.000 di donne si dichiarano casalinghe, ben 518.000 in meno in confronto al 2006.
Il report dell’Istat intitolato Le casalinghe in Italia rivela che l’età media delle donne che si dedicano esclusivamente alle faccende domestiche è di 60 anni, dove le over 65 rappresentano il 40,9% del totale e le più giovani ( fino a 34 anni) sono l’8,5%. Le statistiche elaborate dall’Istat sulle attività produttive familiari utilizzano i dati dell’Indagine Uso del tempo 2013-2014, ma sono in fase di individuazione metodologie appropriate ad assegnare in modo indiretto un valore economico alle ore lavorate per la produzione familiare.
Per quanto riguarda i dati socio-demografici il 63,8% delle casalinghe vive nel Centro-Sud e lavora in media 2.539 ore l’anno, sette ore al giorno, comprese domeniche e festivi (molto di più dei lavoratori occupati). Oltre la metà delle casalinghe non ha mai avuto un lavoro retribuito (fuori casa) e di esse, il 10,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni (pari a 600.000 donne) pur avendo cercato lavoro al di fuori delle mura domestiche non l’ha ancora mai trovato. Inutile dire che queste donne si dichiarano scoraggiate circa la possibilità di trovare un impiego.
Ma non è solo la mole di lavoro a pesare sulle spalle delle casalinghe. Anche la crisi gioca un ruolo importante. Nel 2015 sono più di 700.000 le casalinghe in povertà assoluta. Per quanto riguarda la situazione economica, le casalinghe vivono maggiormente in famiglie monoreddito e soprattutto nel Sud sono le più esposte al rischio di povertà. Infatti, per il 47,4% di loro le risorse economiche familiari sono insufficienti, valore che tra le donne occupate scende al 30,8%. Per quanto riguarda l’uso di bancomat o di una carta di credito, ne è in possesso solo il 37,7% delle casalinghe, il 75% delle casalinghe laureate, e già va meglio per chi risiede al Nord (52,3%) e per le più giovani, da 45 a 54 anni (46,5%).
Le casalinghe disoccupate investono poco nella formazione e nella fruizione culturale: nel 2012 solo l’8,8% delle casalinghe totali ha frequentato corsi di formazione, quelle tra le giovani di 18-34 anni sono il 12,9%. Anche la fruizione di Internet è bassa: ne usufruisce solo il 17,8%. Si collegano a Internet soprattutto le più giovani e soprattutto al Nord Italia. Nonostante questi dati, non proprio incoraggianti, oltre un terzo delle casalinghe rappresentate nel rapporto, dichiara un valore alto di soddisfazione della propria vita (percentuale che aumenta tra le donne occupate). Ben 560.000 casalinghe in Italia sono straniere (il 7,6% del totale), soprattutto cittadine marocchine e albanesi, residenti in particolar modo nel Centro-Nord Italia.
Le casalinghe sono molto esposte al rischio di incidenti domestici. Oltre un terzo di tutti gli infortuni per le donne sono incidenti domestici: nel primo trimestre del 2014, il 2% ha subito un incidente in casa, per un totale di 169.000 incidenti, soprattutto tra le donne di 65 anni e oltre. In particolare, nel 65% dei casi la caduta è stata l’incidente più frequente, seguita delle ustioni (18,5%) e le ferite (14%), soprattutto in cucina.
Le ore di lavoro non retribuito per attività domestiche riguardano non solo le faccende di casa ma anche la cura di bambini, adulti e anziani. Nel 2014 in Italia sono state svolte 353 milioni di ore di lavoro non retribuito da donne e uomini. In dettaglio, diminuisce il tempo che le madri casalinghe dedicano al lavoro familiare (-47 minuti al giorno tra il 1989 e il 2014, di cui 24 minuti in meno negli ultimi 5 anni), mentre è in leggerissimo aumento il contributo dei padri (+35 minuti di cui +16 negli ultimi 5 anni). Analizzando tutte le attività domestiche, le madri casalinghe hanno aumentato il lavoro di cura dei figli (+39 minuti dal 1989 al 2014) a discapito del lavoro domestico (-1h23’ dal 1989 al 2014). I padri invece contribuiscono quasi solo nella cura dei figli (+28 minuti dall’1989 al 2014).