Alla fine dell’addestramento, dopo un mese, gli è stato chiesto, come ad ogni volontario: «Sei pronto a combattere?», e lui ha risposto «yes», dicendo che voleva battersi «contro l’organizzazione fascista dell’Isis». Era il primo marzo 2017. Con il nome di guerra Soro Zinar è andato in battaglia.
Si chiamava Luke, aveva 22 anni, era inglese ed è morto a Raqqa. Luke era di Birkenhead e combatteva nello YPG, le unità popolari di difesa curde. Il suo comandante ne ha riportato il decesso durante un agguato ad una roccaforte dell’ISIS: è ormai “martire”, lui che «partecipava attivamente alla vita collettiva, promossa dallo YPG».
A Raqqa sono morti anche due americani, Robert Grodt e Nicholas Warden. Robert, un attivista di Santa Cruz, California, aveva partecipato ad Occupy Wall Street. Nicholas, 29 anni, di Buffalo, dopo un attacco, è morto in seguito per le ferite riportate. Anche di lui riferisce lo YPG, come per Luke. È stato un attivista curdo ad informare la madre del britannico, che non sapeva si trovasse in Siria. Dopo le granate dell’ISIS, il corpo di Luke è stato portato ad al Hasakah per l’autopsia. Sarà seppellito in Siria o rimpatriato.
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Nel video dello YPG press office ci sono ormai quelle che sono diventate le sue ultime parole. Il ragazzo dai capelli rossi in divisa dice: «Il mio vero nome è Luke Rutter, il mio nome di battaglia Soro Zinar. Sono inglese e sono nato a Liverpool. Mi sono unito allo YPG per le ragioni per cui ognuno lo fa. Penso che lo YPG sia la migliore opportunità per la pace che questa regione possa avere. Ho mentito alle persone che amo per venire qui. Ho detto loro che sarei andato da un’altra parte e non l’ho fatto. Mi scuso enormemente per questo. Non rimpiango la mia decisione. Spero che voi la rispettiate».