La misoginia dei sauditi, nota anche per fornire la base ideologica ai fondamentalisti islamici, non impedisce loro di ottenere, con il sostegno degli Usa, un seggio nella Commissione sui diritti delle donne. Ecco il vero volto di Riad e dei suoi affari con l’Occidente: armi, aerei, navi da guerra.

C’è chi sostiene che il vero “Stato islamico” esista già e la sua capitale non sia Raqqa ma Riad. «È evidente come le attività di controllo e di coercizione, lo Stato poliziesco e l’uso del terrore attraverso punizioni corporali e la morte, il mancato rispetto dei più elementari diritti umani, l’applicazione delle pene coraniche, l’utilizzo dell’Islam come ideologia e indottrinamento di Stato, il totale disprezzo per la democrazia e il pluralismo, rendano l’Is e l’Arabia Saudita complanari», rimarca in proposito Barbara De Poli, docente di Storia delle istituzioni dei Paesi islamici e Storia del pensiero politico dei Paesi islamici all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Teocrazia più petrodollari: l’Arabia Saudita.
Con l’avvento della manna petrolifera, come scrive lo studioso francese Gilles Kepel, gli obiettivi dei sauditi erano diventati quelli di «espandersi, diffondendo il wahhabismo in tutto il mondo musulmano, di ‘wahhabizzare’ l’Islam», riducendo così la pluralità delle voci all’interno di questa religione in un unico credo, un movimento che avrebbe trasceso le divisioni nazionali. Rilancia Kamel Daoud in un articolo sul New York Times: «L’Arabia Saudita, sorta di Is bianco, resta un alleato dell’Occidente nel gioco delle alleanze mediorientali. Viene preferita all’Iran, un Is grigio. Ma si tratta di una trappola che, attraverso la negazione, produce un equilibrio illusorio: il jihadismo viene denunciato come il male del secolo ma non ci si concentra su ciò che lo ha creato e lo sostiene. Questo permette di salvare la faccia, ma non le vite umane». Lo Stato islamico, aggiunge Daoud, «ha una madre: l’invasione dell’Iraq. Ma anche un padre: l’Arabia Saudita e la sua industria ideologica. Se l’intervento occidentale ha fornito delle ragioni ai disperati del mondo arabo, il regno saudita gli ha offerto un credo e delle convinzioni. Se non lo capiamo, perderemo la guerra anche se dovessimo vincere delle battaglie. Uccideremo dei jihadisti ma questi rinasceranno nelle prossime generazioni, nutriti dagli stessi libri».
Tra le vergogne occidentali c’è quella di rappresentare l’Arabia Saudita come un Paese retto da un regime “moderato”. Niente di più falso. Cosa c’è di “moderato” ….

 

L’articolo di Umberto De Giovannangeli prosegue su Left in edicola


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