Rimandata a settembre. La legge sul testamento biologico doveva essere discussa oggi al Senato e invece, come in molti avevano previsto - a partire dall'associazione Luca Coscioni - la calendarizzazione è slittata alla riapertura dei lavori parlamentari. La presidente della commissione Sanità, Emilia Grazia De Biasi, ha dato la colpa del rinvio ai 3mila emendamenti presentati al testo: «Siamo in presenza di un atteggiamento di ostruzionismo, vista la grande quantità di interventi previsti in commissione e la presentazione di 3mila emendamenti. Ciò rende il percorso molto accidentato». Il provvedimento resta, quindi, bloccato (insieme alla testo sul diritto di cittadinanza), eventualità di cui l'associazione Coscioni in prima linea da anni per questa battaglia di civiltà aveva già anticipato in una nota diramata lunedì come sarebbe andata a finire. Si parla spesso di biotestamento, anche se sarebbe più corretto parlare di lotta per il riconoscimento del valore legale della sottoscrizione di "direttive anticipate" di fine vita, parlare di diritti umani, di dignità, perché la proposta di legge è sulle "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento sanitario", cosa assai diversa dall'eutanasia, come abbiamo scritto anche di recente su Left . L'approvazione di questa legge consentirebbe di registrare le proprie "Dat"-  dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari – anche in Italia. Tra le terapie che si può decidere di accettare o rifiutare è compresa anche l'idratazione e l'alimentazione forzosa tramite sondino nasogastrico. Il testamento biologico o il diritto di poter rifiutare trattamenti di fine vita è l’espressione della volontà di tutte le persone maggiorenni e nel pieno delle facoltà mentali, sulle terapie che intende o non intende accettare nel caso in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte. Mentre in Italia il dibattito va avanti da anni senza successo, in quasi tutti gli altri Paesi europei c'è già una legge sul fine vita: in Inghilterra e in Galles una persona può fare una dichiarazione anticipata di trattamento o nominare un curatore in base al Mental Capacity Act del 2005; negli Usa la maggior parte degli stati  riconoscono le volontà anticipate o la designazione di un curatore sanitario e il Bundestag tedesco ha approvato il 18 giugno 2009 una legge sul testamento biologico. L'iter legislativo in Italia è iniziato nel 2009 con la famigerata norma elucubrata del centro destra durante le ultime settimane di "vita" di Eluana Englaro. Negli anni il testo è cambiato, così come i relatori ma non il risultato: una legge decente sul "fine vita" ancora non c'è. Questo sebbene il diritto di far valere le proprie volontà davanti a un giudice sia stato riaffermato anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2015.

Rimandata a settembre. La legge sul testamento biologico doveva essere discussa oggi al Senato e invece, come in molti avevano previsto – a partire dall’associazione Luca Coscioni – la calendarizzazione è slittata alla riapertura dei lavori parlamentari. La presidente della commissione Sanità, Emilia Grazia De Biasi, ha dato la colpa del rinvio ai 3mila emendamenti presentati al testo: «Siamo in presenza di un atteggiamento di ostruzionismo, vista la grande quantità di interventi previsti in commissione e la presentazione di 3mila emendamenti. Ciò rende il percorso molto accidentato».

Il provvedimento resta, quindi, bloccato (insieme alla testo sul diritto di cittadinanza), eventualità di cui l’associazione Coscioni in prima linea da anni per questa battaglia di civiltà aveva già anticipato in una nota diramata lunedì come sarebbe andata a finire.

Si parla spesso di biotestamento, anche se sarebbe più corretto parlare di lotta per il riconoscimento del valore legale della sottoscrizione di “direttive anticipate” di fine vita, parlare di diritti umani, di dignità, perché la proposta di legge è sulle “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento sanitario”, cosa assai diversa dall’eutanasia, come abbiamo scritto anche di recente su Left .

L’approvazione di questa legge consentirebbe di registrare le proprie “Dat”-  dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari – anche in Italia. Tra le terapie che si può decidere di accettare o rifiutare è compresa anche l’idratazione e l’alimentazione forzosa tramite sondino nasogastrico. Il testamento biologico o il diritto di poter rifiutare trattamenti di fine vita è l’espressione della volontà di tutte le persone maggiorenni e nel pieno delle facoltà mentali, sulle terapie che intende o non intende accettare nel caso in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte. Mentre in Italia il dibattito va avanti da anni senza successo, in quasi tutti gli altri Paesi europei c’è già una legge sul fine vita: in Inghilterra e in Galles una persona può fare una dichiarazione anticipata di trattamento o nominare un curatore in base al Mental Capacity Act del 2005; negli Usa la maggior parte degli stati  riconoscono le volontà anticipate o la designazione di un curatore sanitario e il Bundestag tedesco ha approvato il 18 giugno 2009 una legge sul testamento biologico.

L’iter legislativo in Italia è iniziato nel 2009 con la famigerata norma elucubrata del centro destra durante le ultime settimane di “vita” di Eluana Englaro. Negli anni il testo è cambiato, così come i relatori ma non il risultato: una legge decente sul “fine vita” ancora non c’è. Questo sebbene il diritto di far valere le proprie volontà davanti a un giudice sia stato riaffermato anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2015.