Ci sono borghi, bellissimi, che durante l’inverno sembrano quasi addormentati. Se vi capita di visitarli nei mesi più freddi dell’anno fateci caso, il rumore dei vostri passi sembrerà rimbombare in quella calma avvolgente e fin troppo statica. Gli sguardi degli anziani, che sbirciano dalle loro finestre, vi seguiranno fin dove potranno arrivare. E non sorprendetevi se ad ogni stradina percorsa quelle pochissime persone incontrate vi avranno sorriso come a voler dire: “salve, come mai da queste parti?”. Per questo è ancora più sorprendente rivedere quegli stessi luoghi animati da così tante persone, radunate per assistere ad uno spettacolo teatrale, o anche ad un reading o ad un concerto. Succede, sì. D’estate soprattutto, quando è più facile improvvisare palchi in mezzo ad una piazza, recitare tra i sassi, e perfino allestire performance in una serra o in un vigneto.
Piccoli grandi miracoli che il nostro tanto amato e maltrattato teatro riesce qualche volta a far accadere. Ed è allora che la festa è davvero una gran bella festa e ti sembra che il teatro torni ad essere un rito collettivo e a riappropriarsi dell’aggettivo “politico” nel senso più ampio del termine. Il teatro come esperienza da condividere, da assaporare, da vivere a volte anche in prima persona, perché i cittadini, oggi, vogliono essere sempre più partecipanti attivi. Basta guardare, per esempio, ciò che accade ogni mese di luglio a Kilowatt, il festival della nuova scena di Sansepolcro (Arezzo), dove da quindici anni i “visionari” (comuni cittadini) si riuniscono durante tutto l’anno per valutare i video degli spettacoli e scegliere insieme quelli che faranno parte della programmazione. O addirittura a Monticchiello, nella splendida Val d’Orcia, dove da 51 anni è un intero paese ad andare in scena. Anzi, se volete, siete ancora in tempo per un gita, perché il 51° autodramma del Teatro Povero di Monticchiello, malComune, prevede repliche fino al 14 agosto. Lo spettacolo è ideato, discusso e recitato dagli abitanti-attori (sotto la guida e per la regia di Andrea Cresti) e ogni estate, una sera dopo l’altra, dal palco racconta storie al pubblico di tutta Italia, che poi resta stregato dal borgo medievale affacciato sulle dolci colline toscane.
Ma a proposito di borghi che d’inverno sono quasi disabitati e d’estate si ripopolano all’improvviso, vi segnaliamo una delle rare rassegne che si svolgono al Sud dedicate al teatro di ricerca e che proprio in questi giorni (fino al 6 agosto) per la dodicesima volta sta mettendo in pratica il suo miracolo annuale: il Festival Troia Teatro, che trasforma strade, piazze e cortili di questo paesino dell’entroterra pugliese in teatri a cielo aperto. Il tema scelto per l’edizione 2017 (organizzata da Unione Giovanile Troiana, ACT! Monti Dauni e Teatri 35 e diretta da Francesco Ottavio De Santis) è il rito: riti di passaggio, di guerra, di iniziazione, riti individuali e collettivi, pubblici o privati. Tra gli artisti ospiti ci sono Alessandra Asuni, la compagnia Fibre Parallele, il cantante Francesco Di Bella e una carovana itinerante di artisti, saltimbanchi, guitti e marionette, danzatori, clown e trampolieri.
Ancora più a Sud esiste un festival che si svolge in un luogo impensabile.. lungo le pendici dell’Etna. Si chiama Sciaranuova Festival (fino al 5 agosto) ed è un progetto ideato per il terzo anno da Planeta nel proprio Teatro in Vigna diretto da Paola Pace, che ha aperto la rassegna di Passopisciaro, sul versante nord dell’Etna, con lo spettacolo Tre-Pi – Le fiabe atroci di Palermo, dalle fiabe di Giuseppe Pitrè. Lì, all’ombra del vulcano, tra le terrazze verdeggianti dei vigneti costellate di sassi neri di pietra lavica, teatro e natura si fondono per regalare ai più temerari un’oasi di pace, in compagnia dei messinesi Scimone/Sframeli (presenti con uno dei loro spettacoli di punta, Nunzio, regia di Carlo Cecchi) o di Tino Caspanello (Mari).
All’estremo Nord, invece, c’è un Festival che invita il suo pubblico ad entrare nel cuore economico della città di Alberga: le aziende agricole. Le serre, dunque, diventano luogo di spettacolo (quest’anno dal 5 al 7 agosto), grazie alla capacità di Kronoteatro di coltivare cultura attraverso un festival – Terreni creativi – in cui il teatro, la danza e musica convivono in spazi non tradizionali ospitando spettacoli spesso spiazzanti (tra gli artisti di quest’anno Davide Iodice, Maniaci d’amore, Mario Perrotta).
Ma al di là degli eventi in programma, la straordinarietà di queste rassegne sta proprio nella capacità di pensare a progetti e idee forti che hanno senso solo e soprattutto in certi luoghi. Ci vengono in mente altri due festival, dove si intrecciano poesia e musica, teatro e arte. Pensiamo allo Sponz Fest diretto da Vinicio Capossela (Calitri e Alta Irpinia, 21-27 agosto) e a La luna e i Calanchi di Franco Arminio (Aliano, 22-25 agosto). Entrambi attraversano dei territori dimenticati da tutti, eppure vivi con i loro fiumi di persone che si spostano di alba in alba inseguendo la bellezza.