Nel suo lavoro “La Rubia canta la Negra”, premio Tenco 2017, la “cantora” del mondo celebra l’artista argentina. Seguendo un filo preciso: «La musica fa ragionare, pensare, rende sensibili. È un bene comune dell’umanità»

Non c’è rimedio migliore in questi tempi tristi di migrazioni e di barriere erette che ascoltare musica senza confini. Ginevra Di Marco, interprete per eccellenza della musica del mondo, con il suo ultimo lavoro La Rubia canta la Negra, ci porta nell’Argentina di Mercedes Sosa, la più grande cantora dell’America Latina, il simbolo della lotta per la libertà del suo popolo negli anni della dittatura, «una personalità grande che insegna ancora oggi il coraggio e la resistenza alle oppressioni». L’arresto, il silenzio, l’esilio, e la sua voce dolorosa simbolo di speranza. Con quel «tesoro che spalanca l’anima» ha deciso di confrontarsi Donna Ginevra nel suo percorso che dai Csi, poi Pgr, l’ha vista approdare, al fianco di Francesco Magnelli e Andrea Salvadori, alla musica popolare, esplorando repertori che hanno attinto in maniera viscerale dalla terra, dai popoli, da musicisti e interpreti che hanno contribuito alla ricchezza della cultura musicale del mondo.
Com’è avvenuto l’incontro artistico tra Ginevra Di Marco e la cantora del pueblo Mercedes Sosa?
Circa vent’anni fa, ero nei Csi. Un amico mi fece ascoltare per la prima volta la sua voce in “Gracias a la vida” e in quell’occasione provai una commozione enorme, profonda, immediata. Quella di Mercedes Sosa è una voce meravigliosa capace di arrivare in maniera profonda all’anima dell’ascoltatore. Mi si è aperto un mondo sconosciuto che, in quello stesso istante, mi sono ripromessa di scoprire. All’epoca mi dissi …

L’intervista di Raffaella Angelino a Ginevra Di Marco prosegue su Left in edicola


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