L'editoriale di Matteo Fago è tratto dal numero di Left in edicola
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[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Una delle cose più importanti che ho capito nei tanti anni che ho frequentato l’Analisi Collettiva e Massimo Fagioli è stata che la sinistra ha un grave problema con il pensiero.
Quello che si ripete continuamente, per lo meno da 30 anni, è che c’è una crisi di valori, che c’è una crisi delle ideologie. C’è una crisi della sinistra, perché essa non riesce più a rappresentare i bisogni dei suoi possibili elettori perché non ha idee.
Nessuno però mette in discussione il fatto che ci possa essere una crisi del pensiero che in qualche modo fonda la politica di sinistra.
Come se le ideologie e i valori che sono in crisi, non siano pensiero. Il pensiero non viene messo in discussione. Come se la politica non abbia la sua origine in un pensiero che ne guida l’azione. Forse andrebbe capito cosa è il pensiero e poi, capito questo, andrebbe capito cosa è o dovrebbe essere un pensiero di sinistra.
Ma quando parliamo di pensiero? Certamente quando c’è rapporto con la realtà. Il pensiero scientifico ha un rapporto precisissimo con la realtà materiale. Tramite la sua applicazione l’attività umana ha acquistato una enorme potenza, una enorme possibilità di intervenire modificando la realtà materiale. L’attività umana ha di fatto sottomesso la natura. Possiamo evitare di svolgere tanta parte dell’attività fisica necessaria per la sopravvivenza perché ci sono macchine che possono sostituire la gran parte delle attività ripetitive che sono sempre state necessarie nella storia per produrre ciò che era necessario per vivere. E sempre più sarà così grazie allo sviluppo della tecnologia, figlia dell’enorme sviluppo del pensiero scientifico.
Il pensiero, come conoscenza del mondo, si è trasformato in azione economica potendo esprimere possibilità mai raggiunte prima. Perché il pensiero come rapporto con il mondo funziona perfettamente. Si hanno idee certe su cosa sia la verità relativamente alla realtà fisica. La conoscenza scientifica ha strutturato un metodo che permette di stabilire con certezza quando una teoria che descrive una realtà fisica sia vera o falsa. La certezza della verità e del rapporto con la realtà materiale ha permesso e permette le enormi conquiste della tecnica.
Ma poi si parla di ideologie politiche più o meno in crisi e di valori.
È perché non c’è un pensiero scientifico sull’essere umano che permette di stabilire ciò che è vero e ciò che è falso?
La politica e l’economia sono ciò che, di fatto, elabora nella pratica il pensiero sull’essere umano. Esse creano valore economico dai rapporti tra gli esseri umani. Qualunque transazione economica comprende gli esseri umani. Qualunque politica regola i rapporti tra gli esseri umani. Un’economia o una politica senza esseri umani non esiste. È allora evidente che affinché la politica e l’economia siano “umane” chiedono che si sappia qual è la verità umana. Esiste un’uguaglianza tra gli esseri umani? E se esiste un’uguaglianza, che cos’è la libertà?
La democrazia moderna è in fondo l’estensione dei diritti dei cittadini della polis a tutti i cittadini dello Stato. Ma la parola è rimasta la stessa: cittadini.
Non è stato mai messo in discussione che questo implica il concetto che esistono esseri umani che sono, usando le parole della fattoria degli animali di Orwell, “più uguali degli altri”. I cittadini sono tali perché diversi dai non cittadini, ossia da chi è fuori dalla città.
Qual è allora il pensiero degli esseri umani rispetto agli altri? C’è chi esercita un pensiero come ricerca, con il solo scopo di volere il bene e la realizzazione degli altri. Chi cerca la conoscenza senza un fine necessariamente materiale. La realizzazione materiale è lasciata al singolo, non è prestabilita a priori.
E c’è invece chi pensa che gli altri abbiano di base un pensiero errato e ritengono che sia necessario imporre il loro pensiero agli altri.
Il lavoro di Massimo Fagioli è sempre stato quello di cercare la realizzazione degli altri.
C’era un’impostazione di pensiero che aveva la certezza della possibilità della realizzazione umana e spingeva ad essa. Perché questo pensiero aveva e ha in sé la certezza della verità della sua origine dalla realtà biologica alla nascita. Un’eredità a disposizione di una politica di sinistra che volesse trovare la strada per elaborare un pensiero nuovo sulla realtà più profonda dell’essere umano.
Una possibilità di completare la rivoluzione scientifica che ha la certezza del rapporto con la realtà materiale con una rivoluzione culturale e politica basata sulla verità e la certezza del rapporto con la realtà umana.