Secondo il rapporto dell'Ingv il primo sisma è stato nel 1275. Quello più distruttivo portò alla distruzione di Casamicciola con oltre 2mila vittime nel 1883. Gli scienziati sono chiari: contano non solo la geologia dell'isola ma anche la vulnerabilità del patrimonio edilizio e la densità abitativa. In parole povere: si è costruito troppo e male

Con il salvataggio oggi di Ciro e Mattia, i due fratelli di 11 e 7 anni che erano rimasti intrappolati sotto alle macerie, il bilancio del terremoto di magnitudo 4.0 che ieri sera alle 20.57 ha colpito Ischia è di due vittime, 42 feriti e 2600 sfollati. Ma quello di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie di fenomeni sismici che ha interessato l’isola situata al limite del golfo di Napoli e all’interno di un’area estremamente attiva dal punto di vista vulcanologico.

L’isola di Ischia infatti ha una sismicità storica nota, come viene ricordato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) nel Catalogo parametrico dei terremoti italiani, dove si ricostruisce la cronistoria dei terremoti con magnitudo compresa tra poco meno di 3.0 e poco superiori a 4.0 che hanno colpito l’isola. La scossa più antica viene registrata il 2 novembre 1275, mentre il più recente è del 23 aprile 1980. I terremoti principali sono avvenuti nel 1275, 1796, 1828, 1881 e 1883.

È del 28 luglio 1883 il tristemente noto terremoto di Casamicciola, in cui persero la vita più di 2mila persone, fra cui l’intera famiglia del filosofo Benedetto Croce, estratto vivo dalle macerie, che decise di lasciare l’isola. Il disastro di Casamicciola colpì talmente l’immaginario degli italiani – che poi nel 1908 vennero di nuovo sconvolti dal terremoto di Messina – che il nome del paese ischitano è diventato sinonimo di confusione, disordine, finendo nei dizionari della lingua italiana.

La caratteristica che contraddistingue i terremoti che colpiscono Ischia è che a stime di magnitudo piuttosto modeste corrispondono effetti di intensità macrosismica molto elevata e distruttiva, che in genere però interessano un’area estremamente limitata. Sostiene il rapporto appena pubblicato di Ingv terremoti: «tra le concause che in passato hanno determinato la elevate consistenza degli effetti ci sono gli ipocentri molto superficiali, la geologia dell’isola, la vulnerabilità del patrimonio edilizio e l’elevata densità abitativa».

Problemi questi ultimi perduranti negli anni come ricorda Legambiente.  Le case abusive con ordine definitivo di abbattimento ad Ischia sono circa 600, mentre sono 27mila le pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali sulle sanatorie edilizie. «Ischia è da sempre simbolo di abusivismo edilizio, di cementificazione disordinata e di impunità – prosegue Legambiente – l’Italia è un paese fragile deturpato da cemento speculativo e illegale i cui numeri sono eloquenti: nel 2016 gli abusi sono stati circa 17mila».