L’intitolazione delle aule del Consiglio regionale della Toscana è una scelta simbolica, che cancella il rosa e il rosso dalla storia della Toscana: fra i nomi scelti non compare nessuna donna e nessuna figura del Pci.
Dopo aver chiesto in più occasioni una “correzione di tiro”, intitolando una sala a Teresa Mattei, partigiana e giovane deputata della Costituente, come capogruppo di Sì Toscana a Sinistra, ho scritto al presidente del Consiglio Giani, che sta procedendo a intitolare le principali aule del Consiglio a Piero Calamandrei, Giovanni Spadolini, Amintore Fanfani e Sandro Pertini. Intanto una prima sala è già stata intitolata a Piero Calamandrei e l’Auditorium del Consiglio a Giovanni Spadolini. In “termini cromatici” manca il rosa e manca il rosso.
La scelta dei nomi d’illustri figure istituzionali toscane cui intitolare le nostre aule non è irrilevante: è memoria storica. Il fatto che fra i nomi presentati da Giani non ci sia né una donna né una personalità riconducibile alla tradizione del comunismo democratico italiano è una mancanza sorprendente a cui chiedo di porre rimedio.
Che non sia venuto in mente un solo nome di donna e si proceda ad affrescare un olimpo tutto maschile è una scelta grave che nel 2017 si commenta da sé. Ma è altrettanto incomprensibile e preoccupante che si decida di rimuovere di sana pianta anche il Pci, il più grande partito d’opposizione di questo paese nel secondo Novecento. Il che è ancor più paradossale in Toscana, una regione che il Pci ha ben governato ininterrottamente dal 1970, anno di nascita della Regione, fino allo scioglimento del partito nel 1991. Gli orientamenti politico-culturali della così detta “seconda Repubblica” sono ormai tutti rappresentati, dato che le due sale stampa sono state recentemente intitolate a intellettuali di riferimento della destra, Indro Montanelli e Oriana Fallaci. Il Consiglio avrà aule che vanno dalla destra, al Pri di Spadolini, al Psi di Pertini, fino a Dc di Fanfani e al partito d’Azione di Calamandrei, manca solo una figura che venga dalla cultura politica del comunismo democratico. Una simile rimozione ci dice sicuramente cosa vuol essere il Pd nel 2017 ma è una ferita alla storia della nostra regione.
Propongo di intitolare un’aula a una donna straordinaria, Teresa Mattei, partigiana, comunista italiana autonoma e libertaria. È stata la più giovane deputata dell’Assemblea Costituente, eletta nel collegio Firenze – Pistoia, e fece parte dell’Ufficio di Presidenza della Costituente. Ha speso la sua vita per i diritti delle donne e dell’infanzia e fu lei ad inventare la mimosa come simbolo dell’otto marzo. C’è un episodio che rivela limpidamente la personalità di Teresa Mattei: ancora ragazzina, fu espulsa dal liceo classico Michelangiolo di Firenze e da tutte le scuole del Regno perché si rifiutò, in occasione delle leggi razziali, di accettare l’insegnamento della teoria della razza e l’allontanamento dei suoi compagni di classe e degli insegnanti ebrei.
Intitolare un'Aula è una scelta simbolica, ma è importante per la memoria storica. Perché nella scelta della rosa dei nomi tutta al maschile è stata esclusa la partigiana e costituente toscana?