«Abbiamo provato dolore, rabbia, disgusto, inquietudine. Ma anche un grande orgoglio per la reazione della città». Francesca Bria, economista italiana, è assessora all’innovazione tecnologica, chiamata dalla sindaca Ada Colau a coordinare la strategia digitale su cui si fonda la democrazia partecipativa a Barcellona.
Qual è stata la reazione dell’amministrazione?
La nostra priorità, nell’immediato, è stata la gestione operativa dell’emergenza per dare tutto il supporto possibile alle vittime e ai feriti. È stata esemplare la reazione di tutti: la polizia locale, il servizio d’emergenza e gli operatori comunali e c’è stata la collaborazione fra la polizia catalana e la guardia civile, la polizia centrale e i servizi di intelligence. Ma soprattutto è stata esemplare la reazione dei cittadini a livello umano: le persone hanno risposto a partire da piccoli ma significativi gesti come quello dei tassisti che hanno messo a disposizionei loro veicoli per l’emergenza. Oppure le centinaia di persone che hanno donato il sangue, i lavoratori dell’aeroporto che hanno interrotto lo sciopero in corso, gli abitanti che hanno offerto le proprie case a chi ne avesse bisogno e poi le migliaia di persone che si sono messe in fila al Comune per firmare il libro di condoglianze in solidarietà con le vittime e le loro famiglie.
L’attentato ha provocato rigurgiti xenofobi?
Il giorno dopo gli attacchi, oltre centomila persone hanno partecipato ad una manifestazione a Plaza Catalunya. Hanno anche cacciato i pochi neonazisti presenti al grido di «Fuori i fascisti dei nostri quartieri», non permettendo alcun gesto di intolleranza, razzismo e islamofobia. Oggi (21 agosto ndr), centinaia di persone hanno partecipato ad una cerimonia interreligiosa indetta da oltre 153 comunità musulmane per dire no al terrorismo e alla violenza barbarica. Tutti sono stati chiari nell’affermare la convivenza nella diversità e nel richiedere una riflessione profonda per espellere «ideologie perverse». Sabato 26 abbiamo lanciato una manifestazione cittadina al grido di «No tinc por!», non ho paura. Ci saranno centinaia di migliaia…
L’economista italiana racconta la reazione collettiva nella città dopo l'attacco alle Ramblas e mette in guardia l’Italia: «Sicurezza e prevenzione vanno bene ma no a logiche securitarie che violano i diritti e discriminano i migranti e i rifugiati»