«Quando la Guardia costiera libica ci prende in mare, non ci rimanda nel nostro Paese. Ci vendono tutti come schiavi a Sabratah e a Tripoli». È la drammatica testimonianza di un ragazzo camerunense di nome Prince, raccolta da InfoMigrants in un reportage in Libia svolto nelle settimane successive al varo del cosiddetto “Codice Minniti” imposto alle Ong che si occupano di salvataggio in mare dei migranti partiti dalle coste nordafricane.  «Sappiamo che non è più possibile attraversare il Mediterraneo - dice il ragazzo nel video - e siamo consapevoli di quello che sta succedendo in mare». A quanto pare la guardia costiera, o quanto meno delle persone in uniforme, che bloccano le navi dei trafficanti dicono alle persone imbarcate che le avrebbero riportate sulla terra ferma prima di rimandarle nel Paese d'origine. In realtà, afferma Prince, vengono tradotte in prigione e Sabratah e a Tripoli. «Qui, dopo alcuni giorni arrivano i mercanti di schiavi che li comprano». https://www.youtube.com/watch?v=WTLaq-igbVQ La vicenda raccontata da InfoMigrants sembra fare il paio con un'altra storia emersa in questi giorni che chiama in causa il governo italiano. Secondo un'inchiesta svolta dall'Associated Press, il governo italiano avrebbe stretto accordi con due milizie libiche implicate nel traffico di migranti per bloccare le imbarcazioni dirette verso le coste europee. Le due milizie, scrive Nicole Winfield, autrice dell'inchiesta rispondono al nome di Al-Ammu e Brigata 48 e hanno sede a Sabratah: uno dei principali punti di partenza per i migranti che vogliono attraversare il Mediterraneo. Le milizie sono guidate da due fratelli della famiglia Dabbashi conosciuti a Sabratah come i “re del traffico”. Grazie alla tratta di esseri umani, dalla caduta di Gheddaffi nel 2011 sono diventati sempre più potenti riempiendo una parte del vuoto di potere che si è creato dopo la morte del dittatore. Stando a quel che racconta il portavoce di Al-Ammu, Bashir Ibrahim, il governo italiano e quello libico guidato da Al Serraj avrebbero raggiunto un accordo verbale circa un mese fa con le due milizie per bloccare la tratta in cambio di denaro, attrezzature e imbarcazioni. Il ministero degli Esteri italiano riporta AP ha negato ogni coinvolgimento: «Il governo italiano non negozia con i trafficanti».

«Quando la Guardia costiera libica ci prende in mare, non ci rimanda nel nostro Paese. Ci vendono tutti come schiavi a Sabratah e a Tripoli». È la drammatica testimonianza di un ragazzo camerunense di nome Prince, raccolta da InfoMigrants in un reportage in Libia svolto nelle settimane successive al varo del cosiddetto “Codice Minniti” imposto alle Ong che si occupano di salvataggio in mare dei migranti partiti dalle coste nordafricane.  «Sappiamo che non è più possibile attraversare il Mediterraneo – dice il ragazzo nel video – e siamo consapevoli di quello che sta succedendo in mare». A quanto pare la guardia costiera, o quanto meno delle persone in uniforme, che bloccano le navi dei trafficanti dicono alle persone imbarcate che le avrebbero riportate sulla terra ferma prima di rimandarle nel Paese d’origine. In realtà, afferma Prince, vengono tradotte in prigione e Sabratah e a Tripoli. «Qui, dopo alcuni giorni arrivano i mercanti di schiavi che li comprano».

La vicenda raccontata da InfoMigrants sembra fare il paio con un’altra storia emersa in questi giorni che chiama in causa il governo italiano. Secondo un’inchiesta svolta dall’Associated Press, il governo italiano avrebbe stretto accordi con due milizie libiche implicate nel traffico di migranti per bloccare le imbarcazioni dirette verso le coste europee. Le due milizie, scrive Nicole Winfield, autrice dell’inchiesta rispondono al nome di Al-Ammu e Brigata 48 e hanno sede a Sabratah: uno dei principali punti di partenza per i migranti che vogliono attraversare il Mediterraneo. Le milizie sono guidate da due fratelli della famiglia Dabbashi conosciuti a Sabratah come i “re del traffico”. Grazie alla tratta di esseri umani, dalla caduta di Gheddaffi nel 2011 sono diventati sempre più potenti riempiendo una parte del vuoto di potere che si è creato dopo la morte del dittatore. Stando a quel che racconta il portavoce di Al-Ammu, Bashir Ibrahim, il governo italiano e quello libico guidato da Al Serraj avrebbero raggiunto un accordo verbale circa un mese fa con le due milizie per bloccare la tratta in cambio di denaro, attrezzature e imbarcazioni. Il ministero degli Esteri italiano riporta AP ha negato ogni coinvolgimento: «Il governo italiano non negozia con i trafficanti».