Il Parlamento affronta di nuovo le norme che ci porteranno al voto nel 2018. Ma il giurista non ha dubbi: «Questa è una crisi profonda della democrazia che necessita di una rifondazione della politica, a cominciare dai partiti stessi»

Professor Ferrajoli, all’inizio di settembre la legge elettorale sarà di nuovo al centro del dibattito politico. Adesso, dopo il fallimento del patto elettorale a tre, Pd, M5s e Forza Italia, quali prospettive vede?
Ho sempre pensato che il sistema elettorale più democratico, quello che meglio garantisce la rappresentanza politica, è il sistema proporzionale. Questo è tanto più vero nelle condizioni attuali: l’Italia, come gran parte degli altri Paesi europei, soffre di una crisi radicale della rappresentanza. Il nostro ceto politico non rappresenta quasi più nulla: il 50 per cento dell’elettorato non vota e l’altra metà è costretta a scegliere tra partiti che, nel loro insieme, come dicono i sondaggi di Ilvo Diamanti, non raggiungono il 4 per cento di gradimento. È perciò crollata non solo la quantità, ma anche la qualità del voto: si vota prevalentemente il partito meno penoso, per paura o disprezzo di tutti gli altri. Questo crollo della rappresentanza, mentre non danneggia la destra e le forze di governo, essendo perfettamente funzionale alle politiche liberiste – dato che consente la massima e indisturbata onnipotenza del ceto di governo nei confronti della società, in ossequio alle direttive dei mercati – a sinistra è letteralmente distruttivo, dato che equivale all’emarginazione di qualunque politica anti-liberista in difesa dei diritti sociali e del lavoro. Per questo, i sistemi maggioritari sono funzionali all’attuale crisi della rappresentanza: perché sono fondati sulla personalizzazione e sulla verticalizzazione dei sistemi politici e sulla passivizzazione dell’elettorato.
I sistemi maggioritari allontanano dalla politica?
Naturalmente sono solo uno dei fattori della distanza tra sistema politico e società. Sicuramente, grazie anche allo sradicamento sociale dei partiti, tali sistemi favoriscono la trasformazione delle elezioni in concorsi di bellezza e in gare di demagogia tra i diversi capi che litigano in televisione. Solo il sistema proporzionale garantisce invece, con l’uguaglianza del voto, la rappresentanza di tutti gli interessi, di tutte le forze politiche, di tutte le opzioni, di tutti i diversi progetti nella società. Solo il sistema proporzionale rende possibile la rifondazione dei partiti quali portatori di interessi e politiche diverse: perché, paradossalmente….

L’intervista di Donatella Coccoli al giurista Luigi Ferrajoli prosegue su Left in edicola


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