Il richiamo agli ideali di libertà, all’antifascismo ed a qualsiasi azione coercitiva che voglia agire sul pensiero, si percepisce sempre forte sbarcando a Ventotene, specialmente se l’occasione è data dalla figura storica indissolubilmente legata all’isola, Altiero Spinelli, incarcerato e lì confinato dal regime fascista. Una storia raccontata in una nuova e preziosa offerta editoriale.
Quest’anno la trentaseiesima edizione del Seminario di formazione federalista di Ventotene, (che si svolge fino all’8 settembre grazie all’Istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli”, alla Regione Lazio e al Comune di Ventotene), ha permesso a 150 giovani provenienti da tutto il mondo di approfondire i loro studi su nuove iniziative per rilanciare l’Europa contro nazionalismi e populismi.
Ed è proprio nell’ambito dei sei giorni di seminari che si è tenuta la presentazione del libro scritto da Mario Leone La mia solitaria fierezza edito dalla piccola casa editrice Atlantide di Dario Petti. L’incontro si è svolto in piazza Castello presso la libreria L’ultima Spiaggia di Fabio Masi (noto libraio ed editore dell’omonima casa editrice, che trascorre sei mesi sull isola e sei a Camogli dedicandosi alla ricerca storica e culturale). Erano presenti, Giorgio Anselmi e Federico Brunelli, presidente e direttore dell’Istituto di Studi federalisti “Altiero Spinelli”, l’editore Dario Petti e Marilena Giovannelli, direttore dell’Archivio di Stato di Latina dove il libro verrà presentato il 23 settembre (ore 10.30).
Altiero Spinelli , bollato dal regime in quanto “sovversivo, irriducibile e pericolosissimo”, non in grado da riuscire a fermare la sua ricerca immensa sulla “libertà intellettuale” che mai come ora sembra essere attualissima, viene raccontato da Mario Leone senza alcuna pretesa accademica, ma con la forza della passione dello studioso e cultore, grazie anche alla prima pubblicazione di documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Latina sulla vita del confino, e grazie anche alla ferma determinazione di Dario Petti. Un giovane editore che ha voluto portare avanti questa pubblicazione che racconta di quei quattro lunghi anni, dal luglio 1939 al 17 agosto 1943, trascorsi da Spinelli – dall’età di 32 anni a quella di 36 anni – al confino a Ventotene dove avrebbe concluso la sua condanna. «È un libro basato su documenti originali ma al tempo stesso è rivolto ad un pubblico ampio, formato non solo da specialisti. Il nostro obiettivo infatti era quello di far conoscere a tutti l’esemplare figura politica di Altiero Spinelli», sottolinea Dario Petti.
Marilena Giovannelli, direttore dell’Archivio di Stato di Latina, tra i relatori della presentazione, nel suo intervento in premessa al libro scrive che «il nucleo centrale del fondo Questura, che l’Archivio di Stato di Latina ha in consegna, è composto di circa 5000 fascicoli personali inseriti in un database, che a breve saranno digitalizzati grazie ad un progetto nazionale finanziato dalla Direzione generale archivi del Mibact. La riproduzione dei fascicoli consentirà in primo luogo di preservare la documentazione e di sfruttare tecnologie digitali nei processi di elaborazione delle informazioni e di progettare percorsi didattici che coinvolgano un pubblico più ampio, dando la possibilità di mediare tra vecchi e nuovi sistemi di diffusione culturale».
Riuscire a sintetizzare in poche ma ricchissime pagine (fitte di bibliografia utilissima a chi volesse approfondire ) la figura di Spinelli è riuscito perfettamente a Mario Leone che realizza un quadro utile ad un’ampia diffusione. «Alto di spalle larghe, quasi atletico. Quando cammina su e giù (è il modo di passeggiare dei confinati, dei detenuti e delle bestie in gabbia) i suoi affiancatori faticano a stargli dietro; a ogni suo dietrofront fan la figura di mezze cicche nelle esercitazioni reggimentali. È il cervello più completo che abbia incontrato al confino; conosce sette lingue, e seriamente, la matematica e la fisica, serissimamente la filosofia e l’economia. Aperto a tutte le manifestazioni artistiche. Soprattutto ha la facoltà della sintesi. (…) E Spinelli ha la stoffa di un fondatore di movimenti (…). Era comunista, è federalista. È disordinato, incurante, indisciplinato e nel contempo capace di qualsiasi adattamento. La vita più è rude e più sembra far presa su di lui. Forse più temperamento d’artista che di filosofo e i suoi scritti portano sempre l’impronta della sua personalità».
Alberto Jacometti , confinato a Ventotene insieme a vari personaggi come Ernesto Rossi , Riccardo Bauer, Sandro Pertini, Eugenio Colorni e e Eugenio Curiel, descrive così Altiero Spinelli.
Saranno Rossi e Colorni i suoi “ due più grandi amici” vicini nella nascita dell’impegno politico nuovo. «Due anime – si legge nel libro – non solo inquiete per quel che accadeva, ma anche insoddisfatte per le risposte inadeguate che gli antifascisti davano a questa gigantesca sfida che non era più la vittoria del fascismo in questo o quel paese, ma il crollo dell’Europa. Eugenio Colorni e Ernesto Rossi non erano fra coloro che avevano trovato come il resto dei confinati politici, ma fra coloro che cercavano».
Nel lavoro di Mario Leone si racconta degli aspetti dell’“uomo” Spinelli, che per desiderio di lavorare sull’isola, si occupa anche di fare l’orologiaio, spinto in realtà da «il desiderio di avere un luogo appartato, una solitudine più protetta che nei cameroni. Dove, però la precisione di movimenti che esige il lavoro da orologiaio mi piaceva perché mi obbligava a diventar padrone dei muscoli delle mani assai più di quanto lo si è normalmente».
Sull’isola di Ventotene i confinati alloggiano in grandi cameroni. I controlli sono accuratissimi ed ogni confinato è provvisto del “libretto rosso” dove sono menzionate le prescrizioni a cui bisogna attenersi. Lo spazio di passeggiata è circoscritto e gli agenti svolgono anche operazioni di pedinamento serrato nei confronti dei più “irriducibili” confinati . Gli appelli venivano svolti nella piazza principale, oggi piazza Castello, con orari obbligatori di uscita e rientro nei cameroni, divieto di parlare di politica, possibilità di scrivere una lettera a settimana con lunghezza massima di 24 righe, sottoposta a censura. Una vita molto dura che nonostante tutto non è riuscita a fermare la forza del pensiero. L’organizzazione delle mense in cui si ritrovavano i confinati era molto capillare ed articolata. Divise per movimento politico di appartenenza. Sette sono quelle dei comunisti, due di anarchici, due dei manciuriani («termine coniato al confino di Ponza, dove nel locale dormitorio vi erano due stanzoni molti freddi, l’uno chiamato Siberia l’altro Manciuria: in quest’ultimo vennero isolati dalla componente politica alcuni confinati, perché ritenuti delatori al soldo della direzione politica»).
Spinelli diventerà a Ventotene il capo della nuova mensa “E”, così battezzata da Pertini e Jacometti, in cui si raccoglieva tutto il gruppo federalista.
Proprio e casualmente la mensa denominata “E” come Europa. Le pagine di Leone raccontano dettagliatamente come si svolgeva la vita sull’isola, dove nonostante il regime fascista, si riuscì a realizzare il Manifesto di Ventotene. Un lavoro che lascia trapelare al lettore quell’intima e unica determinazione umana, ben riassunta nel titolo del libro La mia solitaria fierezza.