Sit in degli Italiani senza cittadinanza davanti a Montecitorio, rappresentano 820mila giovani nati in Italia ma senza diritti. Al Senato i capigruppo dovranno decidere se calendarizzare la legge oppure rinviarla. Un'altra volta e forse per sempre

Ci sono anche loro, gli Italiani senza cittadinanza oggi dalle 15 davanti a Montecitorio (non gli hanno dato il permesso per protestare davanti Palazzo Madama). Rappresentano gli 820mila giovani nati in Italia da genitori stranieri che attendono l’approvazione dello ius soli. Una legge tanto voluta dal Pd da essere al primo punto della campagna elettorale del 2013, tanto decantata dallo stesso ex premier Renzi, e ultimamente oggetto di una solenne promessa da parte del presidente del consiglio Gentiloni – che a luglio aveva detto di iniziare i lavori a settembre proprio con lo ius soli – e invece destinata a essere rinviata. Un’altra volta.

Quella sulla cittadinanza è una legge che trova ostacoli a ogni angolo, in pratica, segue gli umori dell’opinione pubblica alimentata da posizioni xenofobe e dalle aride cifre dei sondaggisti. Lo si è visto anche con la giravolta al Senato del M5s che pure nel 2013 aveva presentato un testo di legge simile a quello presentato dalla relatrice è Doris Lo Moro (Mdp). Come ha fatto notare il giurista Luigi Ferrajoli su Left, lo ius soli «non ha niente a che fare con le migrazioni e l’unica ragione per non concederlo è di carattere razzista». Ma il nesso ius soli e migrazioni viene ulteriormente coltivato e la stessa “cautela” del Pd dimostra la non chiarezza del partito democratico che facendo così contribuisce ad alimentare la confusione. Il capogruppo Pd Zanda ha promesso che se ne parlerà a ottobre dopo il Def e prima della legge di Stabilità. Vedremo.

Oggi la riunione dei capigruppo al Senato deciderà se calendarizzare o meno.
«Per me le promesse dei politici sono spesso per calmare l’opinione pubblica ma quello che spero è che Zanda rispetti quello che ha detto, non voglio credere che l’Italia non voglia riconoscere i suoi figli», dice Youness Warhou, 23 anni, tra i fondatori del movimento Italiani senza cittadinanza, molto attivo in questo ultimo periodo. « Però visto che non mi fido continuo ancora con il mio gruppo, scendiamo nelle piazze, facciamo incontri e vogliamo andare nelle scuole per spiegare ai bambini qual è la situazione».

«Oggi la patria è dove trovi pace e rifugio, e che rende possibile una convivenza civile. La patria è dove ti puoi fermare», si legge nell’appello promosso da Gianfranco Bettin, Ginevra Bompiani, Furio Colombo, Goffredo Fofi, Carlo Ginzburg, Luigi Manconi e diretto al presidente della Repubblica, ai presidenti del Senato e della Camera e a tutti i cittadini italiani. Un appello in cui si pone l’accento sul fatto che l’idea di cittadinanza cambia in questo mondo sconvolto da guerre e esilii e che il diritto di sangue si apre al diritto del suolo. «È così che un paese ritrova se stesso riconoscendosi nel suo prossimo».

Vedremo se queste idee aperte verso un orizzonte che arricchisce tutti i cittadini riusciranno a concretizzarsi in una legge a lungo attesa, oppure se prevarranno ragioni più misere che chiuderanno quell’orizzonte nel buio dei pregiudizi.

Aggiornamento delle ore 18,39. Per tutto il mese di settembre il ddl sullo ius soli non compare nel calendario dei lavori del Senato. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.