I numeri per votare la legge al Senato, c'erano, eccome. Un calcolo politico dietro la retromarcia sulla cittadinanza ai figli di migranti nati in Italia. Filippo Miraglia: «La responsabilità cade tutta sulle spalle del Pd»

Il dubbio cominciò a serpeggiare dopo i ballottaggi alle elezioni amministrative di giugno. Vuoi vedere che se approviamo lo ius soli perdiamo elettori? Questo deve essere stato il pensiero – davvero elementare – circolato nella testa degli esponenti del partito democratico, in primis del segretario, Matteo Renzi, che aveva speso buone parole sull’argomento. Il 27 giugno infatti aveva rassicurato tutti: «Non si rimettono in discussione battaglie come quella sullo ius soli. Non si può cambiare idea per un sondaggio che dice che gli italiani sono meno favorevoli, tendenza che non è legata all’insicurezza sugli attentati. Noi siamo capaci di prenderci le nostre responsabilità», aveva detto in merito al sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato dal Corriere della Sera  proprio il giorno del ballottaggio – guarda un po’ che caso – e che sugli italiani favorevoli allo ius soli presentava cifre in calo (dal 71% del 2011 al 44% del 2017). Tante belle parole, tante rassicurazioni, Graziano Del Rio, portavoce della campagna nazionale sulla cittadinanza L’Italia sono anch’io, che continua a sostenere la legge, il premier Gentiloni che promette che a settembre, certo, si farà sicuramente, dopo i rinvii dell’estate. Anche la relatrice al Senato Doris Lo Moro (Mdp) alla fine di giugno era speranzosa: «La maggioranza al Senato c’è, eccome».

E invece ecco la beffa. O meglio, il calcolo politico. Ieri, 12 settembre, la conferenza dei capigruppo in Senato ha stabilito che non c’è spazio per la legge sulla cittadinanza a settembre. Il capogruppo dei senatori Pd Luigi Zanda spiega: «Non c’è maggioranza».

«Ma come, non c’è maggioranza? Il Pd se avesse voluto, avrebbe potuto benissimo portare a compimento la legge», sostiene Filippo Miraglia vice presidente dell’Arci, tra i promotori della campagna L’Italia sono anch’io. Ieri pomeriggio era insieme ai ragazzi degli Italiani senza cittadinanza a protestare davanti a Montecitorio – non avevano ottenuto il permesso per andare davanti a Palazzo Madama – . «Abbiamo parlato con Loredana De Petris, di Sinistra italiana, loro erano disposti a votare anche la fiducia sullo ius soli, una fiducia di scopo, la chiamano». E poi il M5s che se ne va dall’aula fa scendere il quorum, quindi i numeri, se il Pd avesse veramente voluto far approvare la legge, ci sarebbero stati tutti, eccome. Per non parlare poi, continua Miraglia, di alcuni senatori di Forza Italia che avevano già espresso il loro voto a favore. Quindi, di che parliamo? «La responsabilità cade tutta sulle spalle del Pd, ed è inutile che diano la colpa al M5s e al loro dietrofront e all’opposizione di Alfano», sostiene Miraglia. Tra l’altro, il Pd in questo modo regala un grandissimo potere al leader di Ap Angelino Alfano. Ma questa è un’altra storia. La cosa importante è che un partito che si è battuto in prima fila fin dalla campagna elettorale del 2012 per concedere la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia o venuti qui da piccoli, per timore di perdere i consensi, faccia questa incredibile retromarcia.

Il fronte dei movimenti che sostengono lo ius soli  – ricordiamo l’appello promosso da Luigi Manconi, Gianfranco Bettin, Furio Colombo ed altri, l’Arci e le tante associazioni dell’Italia sono anch’io – ha in programma altre mobilitazioni. «Probabilmente faremo qualcosa in Senato con il presidente Grasso», annuncia Miraglia che commenta amaramente: «È una vigliaccata». Certo è che la resa del Pd sullo ius soli dal punto di vista culturale e politico è un passo falso dalle conseguenze gravissime. Forse il Partito democratico non si rende conto che così infligge un forte vulnus all’idea stessa di democrazia e di uguaglianza stabilita dalla Costituzione.