«L'acquisto è una bella notizia: finalmente si sblocca una situazione di stallo che durava da troppo tempo e la splendida collezione di porcellane avrà il rilancio e la visibilità che merita», commenta il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Adesso è il momento di rilanciare l'azienda e di salvare i posti di lavoro superando l'empasse che ha portato i dipendenti a proteste come scioperi e occupazioni». Il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi ha invece detto: «Manifesto, oltre alla grandissima soddisfazione, la massima disponibilità del Comune di Sesto a discutere con tutti i soggetti interessati alle forme di gestione del Museo Ginori che, dopo l'acquisto dovrà essere il primo punto dell'agenda per il suo rilancio. E per questo ripropongo l'idea della fondazione di partecipazione: una fondazione mista pubblico privata con soggetti istituzionali e soggetti del territorio». Così commenta l'acquisto del museo da parte del Mibact il sindaco di Sesto fiorentino Lorenzo Falchi. «Spero che questo possa essere di stimolo verso il governo per continuare a lavorare con ancora più forza alla soluzione per la permanenza e il rilancio della manifattura Ginori a Sesto Fiorentino».

«Non fermate le mani che creano la bellezza». Queste parole campeggiavano su uno striscione apparso nel Museo nazionale del Bargello sabato scorso. Nell’ultima settimana di apertura della mostra La fabbrica della bellezza (fino al primo ottobre) dedicata alle più importanti creazioni della Richard Ginori sono gli stessi operai della storica manifattura di ceramiche a far sentire la propria voce perché 300 posti di lavoro sono a rischio dopo che la DoBank, banca creditrice di Ginori Real Estate, ora in liquidazione, assieme a Bnl e Popolare di Vicenza, ha detto no alla vendita alla Richard Ginori dei terreni su cui sorge. L’offerta vincolante, si legge in una nota sindacale, era stata presentata il 6 giugno scorso quando l’accordo sembrava ormai raggiunto tra le parti e con il ministero dello Sviluppo economico, il Comune di Sesto Fiorentino e la Regione Toscana.

Si carica dunque di nuovi significati politici l’esposizione al Bargello curata da Tomaso Montanari e Dimitrios Zikos. Con il catalogo edito da Mandragora il progetto era nato per salvare il museo collegato alla Richard Ginori. Chiuso da tre anni e ormai pieno di muffe non fu acquistato dal marchio Gucci quando acquisì la fabbrica nel 2013. Ma ora, come accennavamo, il quadro si complica: da salvare non è più solo la collezione di 8mila ceramiche e maioliche prodotte a Sesto nel corso di quasi quattro secoli ma anche la produzione odierna a cui concorrono con arte e competenza numerosi ceramisti oggi. In una serie di 21 video-ritratti Matilde Gagliardo ne ha raccolto le storie. Grazie alla video-installazione La fabbrica della bellezza la Manifattura Ginori e il suo popolo, i loro volti, le loro parole, il loro lavoro, il 23 settembre, sono comparsi sulle pareti del cortile del Bargello. La storia della manifattura Ginori così ha acquistato umanità e maggiore spessore; visitando la mostra suddivisa in sei sezioni tematiche, parevano meno fredde le monumentali figure di porcellana uscite dall’azienda fondata dal marchese Carlo Leopoldo Ginori nel 1737 a Doccia, vicino a Firenze.

Per allargare la produzione anche alle grandi sculture andò a caccia di forme nelle botteghe appartenute agli scultori del tardo Rinascimento e del Barocco e acquistò modelli dagli atelier degli scultori del suo tempo: così le fornaci di Doccia furono in grado di produrre anche gruppi scultorei di grandi dimensioni. Accanto a quelle realizzazioni complesse e un intero camino antico in ceramica spiccano soprattutto le riduzioni dell’Aurora e del Crepuscolo ideate da Michelangelo per le Cappelle Medicee.

Aggiornamento del 27 novembre 2017: Il ministero dei Beni culturali acquisterà il Museo Ginori e la sua collezione di ceramiche antiche, grazie a un procedimento regolato dalla norma del 1973, che prevede la possibilità di pagare le imposte dirette tramite cessione di beni culturali. Il nuovo museo farà parte del Polo museale della Toscana. Ma resta aperta la questione della fabbrica Ginori (rilevata dal marchio Gucci) dove molti lavoratori sono a rischio.

«L’acquisto è una bella notizia: finalmente si sblocca una situazione di stallo che durava da troppo tempo e la splendida collezione di porcellane avrà il rilancio e la visibilità che merita», commenta il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Adesso è il momento di rilanciare l’azienda e di salvare i posti di lavoro superando l’empasse che ha portato i dipendenti a proteste come scioperi e occupazioni». Il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi ha invece detto: «Manifesto, oltre alla grandissima soddisfazione, la massima disponibilità del Comune di Sesto a discutere con tutti i soggetti interessati alle forme di gestione del Museo Ginori che, dopo l’acquisto dovrà essere il primo punto dell’agenda per il suo rilancio. E per questo ripropongo l’idea della fondazione di partecipazione: una fondazione mista pubblico privata con soggetti istituzionali e soggetti del territorio». Così commenta l’acquisto del museo da parte del Mibact il sindaco di Sesto fiorentino Lorenzo Falchi. «Spero che questo possa essere di stimolo verso il governo per continuare a lavorare con ancora più forza alla soluzione per la permanenza e il rilancio della manifattura Ginori a Sesto Fiorentino».

«Non fermate le mani che creano la bellezza». Queste parole campeggiavano su uno striscione apparso nel Museo nazionale del Bargello sabato scorso. Nell’ultima settimana di apertura della mostra La fabbrica della bellezza (fino al primo ottobre) dedicata alle più importanti creazioni della Richard Ginori sono gli stessi operai della storica manifattura di ceramiche a far sentire la propria voce perché 300 posti di lavoro sono a rischio dopo che la DoBank, banca creditrice di Ginori Real Estate, ora in liquidazione, assieme a Bnl e Popolare di Vicenza, ha detto no alla vendita alla Richard Ginori dei terreni su cui sorge. L’offerta vincolante, si legge in una nota sindacale, era stata presentata il 6 giugno scorso quando l’accordo sembrava ormai raggiunto tra le parti e con il ministero dello Sviluppo economico, il Comune di Sesto Fiorentino e la Regione Toscana.

Si carica dunque di nuovi significati politici l’esposizione al Bargello curata da Tomaso Montanari e Dimitrios Zikos. Con il catalogo edito da Mandragora il progetto era nato per salvare il museo collegato alla Richard Ginori. Chiuso da tre anni e ormai pieno di muffe non fu acquistato dal marchio Gucci quando acquisì la fabbrica nel 2013. Ma ora, come accennavamo, il quadro si complica: da salvare non è più solo la collezione di 8mila ceramiche e maioliche prodotte a Sesto nel corso di quasi quattro secoli ma anche la produzione odierna a cui concorrono con arte e competenza numerosi ceramisti oggi. In una serie di 21 video-ritratti Matilde Gagliardo ne ha raccolto le storie. Grazie alla video-installazione La fabbrica della bellezza la Manifattura Ginori e il suo popolo, i loro volti, le loro parole, il loro lavoro, il 23 settembre, sono comparsi sulle pareti del cortile del Bargello. La storia della manifattura Ginori così ha acquistato umanità e maggiore spessore; visitando la mostra suddivisa in sei sezioni tematiche, parevano meno fredde le monumentali figure di porcellana uscite dall’azienda fondata dal marchese Carlo Leopoldo Ginori nel 1737 a Doccia, vicino a Firenze.

Per allargare la produzione anche alle grandi sculture andò a caccia di forme nelle botteghe appartenute agli scultori del tardo Rinascimento e del Barocco e acquistò modelli dagli atelier degli scultori del suo tempo: così le fornaci di Doccia furono in grado di produrre anche gruppi scultorei di grandi dimensioni. Accanto a quelle realizzazioni complesse e un intero camino antico in ceramica spiccano soprattutto le riduzioni dell’Aurora e del Crepuscolo ideate da Michelangelo per le Cappelle Medicee.

Aggiornamento del 27 novembre 2017:
Il ministero dei Beni culturali acquisterà il Museo Ginori e la sua collezione di ceramiche antiche, grazie a un procedimento regolato dalla norma del 1973, che prevede la possibilità di pagare le imposte dirette tramite cessione di beni culturali. Il nuovo museo farà parte del Polo museale della Toscana. Ma resta aperta la questione della fabbrica Ginori (rilevata dal marchio Gucci) dove molti lavoratori sono a rischio.