Dal mese di giugno 2018, le donne d’Arabia Saudita potranno avere la patente di guida secondo il recente decreto di re Salman. È una buona notizia. È una notizia che piace molto nel cosiddetto Occidente. È uno degli effetti della visita, maggio 2017, di Abu Ivanka Al-Amriki come si divertono i jihadisti a chiamare Donald Trump e del piano “Visione 2030” del concitato giovane erede al trono Mohamed bin Salman.
È dal 1990 che le donne saudite chiedono di poter guidare l’auto. Quell’anno 47 donne si sono messe al volante sfidando il potere e la società. Sono 500mila gli autisti immigrati che lavorano presso le famiglie saudite per uno stipendio mensile di 400 dollari. L’estate 2018 il salario minimo sarà portato a 666 dollari e quindi le autorità che da qualche anno stanno “saudizzando” il lavoro con l’espulsione di migliaia di lavoratori immigrati, mettono nel conto l’espulsione di tanti immigrati che perderanno il lavoro con questo provvedimento. Secondo la Banca Mondiale, gli immigrati hanno trasferito dall’Arabia Saudita 41,8 miliardi di dollari nel 2015. L’Arabia Saudita che ha speso miliardi nelle guerre in Siria e nello Yemen, intende espellere almeno 2 o 3milioni di immigrati (su 10,7 milioni) per recuperare un po’ di soldi persi.
Forse non sarà facile né immediato: è vero che, secondo il centro di studi femminili saudita Khadija bint Khouiled, le donne rappresentano il 49,6% dei laureati ma soltanto il 16% della forza lavoro e il cosidetto progetto Visione 2030 prevvede un maggiore coinvolgimento della donna saudita nella vita pubblica. Tuttavia, il Majlis Ashoura, una autorità consultiva, dando il proprio assenso al decreto che autorizza le donne a guidare l’auto, pone alcune condizioni: che la donna abbia raggiunto l’età di 30 anni, che il tutore (padre, marito, fratello, figlio, zio…) dia il proprio assenso scritto, che la donna al volante sia vestita in “modo adeguato” e che non usi in nessun modo make up o trucco o abbia accessori di bellezza. Che la guida della donna sia limitata solo nei centri urbani dalle ore 7 alle ore 20 da sabato a mercoledì e dalle 12 alle 20, il giovedì e il venerdì. Infine dovrà essere sempre munita dal proprio cellulare collegato con il Centro Femminile del Traffico Stradale. Centro che dovrà essere istituito prima di giugno 2018. Leggere le motivazioni di questa consulta “Majlis Ashura” è come un tuffo nel medioevo ed è la dimostrazione che il Fiqh, tradotto abusivamente come “diritto islamico”, sia la piaga del mondo musulmano.
L’annuncio di questo decreto in questo preciso momento serve anche a nascondere le notizie degli arresti di molti oppositori al regime saudita, alcuni molto in vista come Salman Al Awdah che chiedono una monarchia costituzionale e più diritti civili. Forse è meglio guardare le cose con ottimismo e dire con i saggi che è meglio un uovo oggi che una gallina domani.