«Una cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa sbagliata. Può diventare un favore alla Lega»: parole, opere e omissioni di Angelino Alfano, il leader di un minuscolo partito con più colonnelli che elettori che da anni imperversa nelle diverse vesti di differenti ministeri rimbalzando con leggerezza da governi di destra a governi di sinistra come un’ape sempre alla ricerca di polline.
La “cosa giusta fatta al momento sbagliato” in questo caso è il cosiddetto Ius soli (che ius soli non è) ma non è questo ora che ci interessa. Angelino Alfano con la sua dichiarazione dice spudoratamente che il risultato elettorale (suo e del suo partito) alle prossime elezioni politiche è una priorità rispetto a una legge giusta. E lo fa così, come se niente fosse, da impunito seriale qual è, perché la sensibilità sul tema del “profitto elettorale” dei partiti ormai si è narcotizzata completamente: lo scopo non è più il “bene del Paese” ma “vincere” e non importa che per vincere si debba snaturare la propria missione e si debba accettare la manomissione dei propri princìpi. Conta vincere.
Se solo avessimo il tempo di fermarci a pensare a una dichiarazione del genere la riconosceremmo: è il conato di uno sforzo di autopreservazione. E invece ci scivolano spesso le parole di questa brutta pasta e alla fine non abbiamo nemmeno le energie per ricacciargliele in gola.
E intanto, in nome della “vittoria” alle prossime elezioni, vale tutto. Anche essere Angelino Alfano.
Buon giovedì.