Non sono un accanito sostenitore della politica di Virginia Raggi nella gestione della città di Roma ma forse sarebbe il caso che qualcuno sottoponga con una certa urgenza alla ministra Beatrice Lorenzin (quella che sventola banali concetti spesso pseudoscientifici come fossero clave contro l’avversario politico di turno) le osservazioni del rapporto “La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane” realizzato dalla Fondazione sviluppo sostenibile, organizzazione nata con l’obiettivo di promuovere soluzioni congiunte alla crisi climatica e a quella economica.
Perché mentre la Lorenzin (spalleggiata dal professor Walter Ricciardi, docente universitario di Igiene e presidente dell’Istituto superiore di sanità, nominato dalla Lorenzin) ci raccontava che il tracollo della salute dei romani fosse tutta colpa della sindaca Virginia Raggi (dimenticando come la sanità sia di competenza regionale e sbadatamente omettendo i tagli del ministero che presiede) secondo il rapporto sull’aria delle città italiane nel nostro Paese sono circa 91mila le morti premature all’anno causate dall’inquinamento atmosferico. In Germania sono 86mila, in Francia 54mila, nel Regno Unito 50mila, mentre in Spagna circa 30mila. L’Italia ha inoltre il poco invidiabile primato della media più alta di morti premature all’anno per inquinamento per milione di abitanti, 1.500 contro una media europea di mille.
La zona più inquinata in assoluto dalle polveri sottili di particolato (Pm2,5), secondo il rapporto della Fondazione sviluppo sostenibile, è la Pianura Padana. Le città più inquinate sono Milano (dove il particolato fine uccide il maggior numero di persone), Venezia e Padova. Nel Centro e Sud le zone che hanno fatto registrare il maggior numero di sostanze inquinanti nell’aria sono Napoli, Taranto, la Sicilia sudorientale, Frosinone, Benevento, Roma e la valle dell’Arno.
Tra le cause, secondo il rapporto, il primo posto spetta alle automobili, la combustione di legna in stufe e camini e le attività agricole (che sarebbero responsabili del 96% delle emissioni di ammoniaca). Le soluzioni proposte? Sempre quelle: favorire la mobilità pubblica, investire nelle strutture ciclo-pedonali, aumentare l’efficienza energetica degli edifici, favorire l’agricoltura biologica, gestire nella maniera corretta i reflui zootecnici per ridurre l’azoto e limitare maggiormente le emissioni degli impianti industriali e tutte le altre cose che sentiamo ripetere da anni. Da anni.
Tanto che non fanno più titolo né notizia. E allora e ai ministri non resta che ripiegare sulle siringhe per strada della Raggi.
Avanti così.
Buon mercoledì.