«Sono stato catturato dalla polizia croata quando ero quasi al confine con la Slovenia e sono stato picchiato a lungo. Mi hanno spogliato nudo, faceva molto freddo. Mi hanno messo nella parte posteriore della macchina e mi hanno riportato fino in Serbia. I vestiti che indosso ora mi sono stati dati in Serbia». È un ragazzo afghano di 15 anni a parlare, ed è solo una fra le drammatiche testimonianze raccolte da Medici senza frontiere nel loro ultimo rapporto, "Giochi di violenza", dove vengono denunciate le quotidiane brutalità subite anche da minori ai confini della Serbia con l’Ungheria, la Bulgaria e la Croazia, tutti e tre membri della Unione europea. Gli autori di tali violenze, additati - senza tanti giri di parole - nel report, sono le autorità e la polizia di frontiera degli Stati Ue. Le prove sono i dati medici e di salute mentale e le testimonianze di giovani pazienti, raccolte da Msf direttamente sul campo. «Oggi, per i bambini e i ragazzi che provano a lasciare la Serbia, la violenza è una costante e nella maggior parte dei casi è perpetrata dalla polizia di frontiera degli Stati membri dell’UE», dice Andrea Contenta, responsabile affari umanitari di MSF in Serbia. «Da più di un anno - prosegue - i nostri medici e infermieri continuano ad ascoltare la stessa identica storia di giovani picchiati, umiliati e attaccati con i cani nel tentativo disperato di proseguire il loro viaggio» Da gennaio a giugno 2017, il 92 percento di bambini e ragazzi curati nelle cliniche per la salute mentale della Ong e che raccontano di avere subito violenze fisiche, indicano come responsabili le polizie di Bulgaria (nel 48% dei casi), Ungheria e Croazia. Il modus operandi viene confermato da numerosi testimoni, e prevede percosse, morsi di cani, uso di spray urticante, in un «quadro apparente di violenza sistematica contro le persone che tentano di raggiungere l’Unione Europea», scrive Msf. «È vergognoso che alcuni Stati membri dell’Ue stiano intenzionalmente usando la violenza per impedire a bambini e ragazzi di cercare asilo in Unione Europa. In questo modo, l’unico effetto è quello di causare seri danni sia fisici sia psicologici, rendendo questi ragazzi ancora più vulnerabili e spingendoli nelle mani dei trafficanti che l’UE e gli Stati membri dichiarano di voler combattere», dichiara ancora Contenta. Medici senza frontiere lavora con i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti in Serbia dalla fine del 2014 fornendo cure mediche e di salute mentale, ripari, acqua e servizi igienici ai punti di ingresso e uscita dal Paese.

«Sono stato catturato dalla polizia croata quando ero quasi al confine con la Slovenia e sono stato picchiato a lungo. Mi hanno spogliato nudo, faceva molto freddo. Mi hanno messo nella parte posteriore della macchina e mi hanno riportato fino in Serbia. I vestiti che indosso ora mi sono stati dati in Serbia». È un ragazzo afghano di 15 anni a parlare, ed è solo una fra le drammatiche testimonianze raccolte da Medici senza frontiere nel loro ultimo rapporto, “Giochi di violenza”, dove vengono denunciate le quotidiane brutalità subite anche da minori ai confini della Serbia con l’Ungheria, la Bulgaria e la Croazia, tutti e tre membri della Unione europea.

Gli autori di tali violenze, additati – senza tanti giri di parole – nel report, sono le autorità e la polizia di frontiera degli Stati Ue. Le prove sono i dati medici e di salute mentale e le testimonianze di giovani pazienti, raccolte da Msf direttamente sul campo.

«Oggi, per i bambini e i ragazzi che provano a lasciare la Serbia, la violenza è una costante e nella maggior parte dei casi è perpetrata dalla polizia di frontiera degli Stati membri dell’UE», dice Andrea Contenta, responsabile affari umanitari di MSF in Serbia. «Da più di un anno – prosegue – i nostri medici e infermieri continuano ad ascoltare la stessa identica storia di giovani picchiati, umiliati e attaccati con i cani nel tentativo disperato di proseguire il loro viaggio»

Da gennaio a giugno 2017, il 92 percento di bambini e ragazzi curati nelle cliniche per la salute mentale della Ong e che raccontano di avere subito violenze fisiche, indicano come responsabili le polizie di Bulgaria (nel 48% dei casi), Ungheria e Croazia. Il modus operandi viene confermato da numerosi testimoni, e prevede percosse, morsi di cani, uso di spray urticante, in un «quadro apparente di violenza sistematica contro le persone che tentano di raggiungere l’Unione Europea», scrive Msf.

«È vergognoso che alcuni Stati membri dell’Ue stiano intenzionalmente usando la violenza per impedire a bambini e ragazzi di cercare asilo in Unione Europa. In questo modo, l’unico effetto è quello di causare seri danni sia fisici sia psicologici, rendendo questi ragazzi ancora più vulnerabili e spingendoli nelle mani dei trafficanti che l’UE e gli Stati membri dichiarano di voler combattere», dichiara ancora Contenta.

Medici senza frontiere lavora con i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti in Serbia dalla fine del 2014 fornendo cure mediche e di salute mentale, ripari, acqua e servizi igienici ai punti di ingresso e uscita dal Paese.