Ho grande rispetto per la sofferenza (augurandoci che non sia simulata e elettorale) di chi in queste ore ha deciso di aderire allo “sciopero della fame” (pur con una fame molto blanda) per l’approvazione dello “Ius soli”. Deve essere terribile essere stati eletti per mettere in pratica un programma elettorale che è stato tradito se non addirittura sovvertito dopo la famosa “non vittoria di Bersani” e soprattutto dopo il ciclone Renzi che ha portato quel che fu Partito democratico ad essere il miglior esperimento di centrosinistra simulato degli ultimi vent’anni in Italia.
Del resto stiamo parlando di un governo che, per pugno di Minniti, ha “liberato” il Mediterraneo (o almeno così dicono, così credono, poiché manca poco vedrete alla normalizzazione dei flussi) sommergendo i diritti umani direttamente sulla terraferma libica evitando che sporchino in giro. Stiamo parlando di un governo che, su sanità e scuola e povertà, ha fatto ciò che sembrava irrealizzabile per il Berlusconi delle sue stagioni migliori. Parliamo di un governo che ha fatto impennare il bilancio di armamenti e delle amicizie con i guerrafondai.
Facile quindi immaginare che, se ti allei con la destra, anche lo “Ius soli” rimanga una bella intenzione. Non c’è bisogno di essere fini politologi. Del resto come poter spiegare che lo “Ius soli” non ha nulla a che vedere con la cittadinanza indiscriminata agli stranieri se tutte le mattine ti accompagni a braccetto con Angelino Alfano, quello che dice «la legge è giusta ma non dobbiamo perdere voti»?
Tuttavia la domanda vera, leggendo i giornali di stamattina, è un’altra: ma se componenti di primo piano di governo protestano contro se stessi (le alleanze che si sono scelti, la direzione politica che hanno loro stessi voluto prendere e tutto il resto) con lo sciopero della fame esattamente cosa dovrebbero fare le migliaia di persone senza cittadinanza?
Perché poi, attenzione, questi sono gli stessi che tengono lezioni sul populismo e sul senso della misura. Loro.
Buon venerdì.