Mentre la premier britannica definisce di interesse nazionale i rapporti con i Paesi del Golfo, il leader laburista denuncia le violazioni dei diritti umani in Yemen compiute con armi inglesi. E prefigura una svolta netta in politica estera in caso di vittoria elettorale

Risolvere i conflitti, piuttosto che alimentarli. Pace e rispetto dei diritti umani. Su questi binari si muoverà la politica estera inglese se sarà eletto premier in Inghilterra. Parola del leader laburista Jeremy Corbyn. Se ci fossero stati ancora dei punti da chiarire sulla sua agenda politica internazionale, il suo discorso a Brighton di fine settembre ha fugato definitivamente gli ultimi dubbi. «Il terrorismo sta prosperando in un mondo che i nostri governi hanno aiutato a creare con i suoi Stati falliti, con gli interventi militari e le occupazioni che hanno causato la fuga di milioni di persone per fame e guerra – ha dichiarato dal palco del meeting laburista – La democrazia e i diritti umani non sono un optional di cui fare un uso selettivo». Da qui il passaggio è stato breve: «Non possiamo restare in silenzio sulla guerra crudele in Yemen mentre continuiamo a fornire armi all’Arabia Saudita, né tacere sulla repressione della democrazia in Egitto o Bahrain o la tragica perdita di vite umane in Congo».

Il conflitto yemenita è al centro della riflessione di Corbyn. Intervistato a luglio da al-Jazeera, il leader laburista si era detto «davvero sconvolto» per la violenza della guerra. «Condanniamo l’uso delle armi da parte dell’Arabia Saudita in Yemen – aveva poi aggiunto – Chiediamo di sospendere la vendita di armamenti a Riyadh per dimostrare che lì vogliamo un processo di pace, non un’invasione saudita». Una posizione condivisa anche dall’Organizzazione araba per i diritti umani nel Regno Unito (Aohr) che a giugno aveva chiesto al governo May di bloccare i rifornimenti militari ai sauditi, agli emiratini e agli egiziani perché usati per compiere «abusi» in Yemen e Libia.

Le solide relazioni tra Londra e Riyadh risultano sempre più…

L’articolo di Roberto Prinzi prosegue su Left in edicola


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