Sentenza storica della Corte d'appello britannica. Gli istituti in cui esiste la gender segregation sono illegali perché violano l'uguaglianza e recano gravi danni agli studenti

Le scuole religiose che vietano le classi miste e praticano la segregazione sessuale sono illegali. Hanno poco tempo per cambiare le cose, modificare i loro metodi oppure non hanno scelta: devono chiudere. Se non lo faranno da sole, arriveranno gli ispettori. Firmato: la legge della giustizia britannica.

È storica la decisione dei tre giudici delle Corti di Appello inglesi: questa battaglia legale alla fine l’ha vinta l’Ofsted, l’Office for standards in Education, Children service and Skills, che aveva denunciato alcuni istituti scolastici religiosi, dichiarando che “non preparavano gli alunni alla loro vita futura”. Nella lista dell’Ofsted erano finite alcune strutture dove gli studenti e le studentesse non solo non studiavano nelle stesse aule, ma non potevano interagire nemmeno alla pausa pranzo. Una di queste scuole, di Birmingham, la al Hijrah, ha provato ad opporsi e ha portato l’Office in tribunale.

In queste scuole la policy che vige è quella della gender segregation, la segregazione sessuale, un mix ban, un “vietato mischiarsi”: sono scuole dove gli studenti inglesi sono obbligati a fare uso separato anche dei corridoi. La Corte d’appello ha stabilito che la segregazione nelle scuole miste causa «deterioramento e trattamento poco favorevole» tra alunni ed alunne, è contraria alla legge dell’uguaglianza, è “discriminante ed illegale”.

L’Ofsted adesso aspetta che le scuole con regimi simili, «musulmane, ebraiche, cristiane cambino tutte, sono circa venti». È stata la Corte stessa poi a rivolgersi contro l’Ofsted per aver atteso anni prima di riuscire a riformare o sanzionare questi istituti. In ogni caso questa è stata una piccola vittoria di una donna che ha individuato il problema e che si chiama Amanda Spielman: «Questa è discriminazione ed è sbagliata. Questi posti creano svantaggi per la vita, a ragazzi e ragazze, falliscono nel prepararli per la vita moderna che li aspetta».