«La decisione è presa. Il silenzio è stato abbastanza. Ci ho pensato per mesi. Intendo candidarmi per quelli che vogliono votare contro tutti» ha detto guardando verso l'obiettivo della telecamera Ksenia Sobchak. E “Contro tutti” è uno dei suoi slogan.

La figlia della ricchissima élite russa, quella che ricordano tutti sprezzante e altezzosa quando si affacciò alla vita pubblica più di un decennio fa, si candida alle presidenziali di marzo 2018. Ma all'opposizione, contro quello stesso mondo che le ha dato i natali. La Sobchak si schiera non tra le file dei fedeli di quel Cremlino di Putin che le fece – si dice - da padrino, quando venne al mondo nel 1981. (Questa, come molte cose in Russia, è solo un'informazione sussurrata, senza prove). Per alcuni giornali la sua candidatura serve a dividere un'opposizione zoppicante, per alcuni analisti è il Cremlino stesso ad aver disegnato su misura una nemica del presidente. In cambio ci sarebbe il suo ritorno sugli schermi della tv nazionale.

Il circolo politico abulico moscovita si elettrifica per breve tempo, ma non più di tanto. Non la criticano i membri dei partiti della maggioranza, ma quelli dell'opposizione stessa. Aleksej Navalny, l'unico vero oppositore del presidente, ha detto che la Sobchak è «per il Cremlino una caricatura ideale di un candidato liberale». Lei ribatte dicendo che lui ha monopolizzato l'opposizione. Intanto la questione Navalny è finita alla Corte europea dei diritti umani, perché in patria, con una sentenza delle autorità giudiziarie, gli è stato vietato di candidarsi fino al 2028 per le sue condanne per frode.

Forse Ksenia ha bisogno del Cremlino per tornare in tv, forse è il Cremlino stesso ad aver bisogno di lei per dimostrare che in Russia l'opposizione esiste. «Tutto questo è una bugia» ha replicato lei, «non ho bisogno della loro benedizione», ha scritto sul suo blog. «Negli ultimi 17 anni una nuova generazione è cresciuta, che vuole vedere una Russia diversa, civilizzata ed europea» ha detto nel video di presentazione alla tv Dozhd la Sobchak. Contro tutti, ma non proprio. Nel video Ksenia dice: «ho quasi 36 anni e come ogni cittadino russo, ho il diritto di candidarmi alle presidenziali, ho deciso di usare questo diritto, anche solo perché sono contro quelli che di solito questo diritto lo usano». La radio Golos Ameriki le chiede, protif vcech, contro tutti, o per te stessa, za tebja?

Per se stessa. Da quando l'ereditiera ha cominciato a posare in copertina a vent'anni per farsi conoscere da San Pietroburgo a Vladivostock, nel suo paese - il più esteso del mondo - hanno cominciato a chiamarla “la Paris Hitlon russa”. Gli episodi della sua vita mondana erano seguiti dai cittadini della Federazione come la punta di diamante più luccicante di quel mondo, quando, da ogni povera provincia russa, si osservava da lontano la splendente esistenza delle élite delle capitali, Mosca e San Pietroburgo. Macchine di lusso, feste milionarie, caviale tra le dita. Sesso, soldi, scandalose relazioni. Gossip e celebrità. Dagli scatti patinati su Playboy, dalle collane di perle e diamanti, dagli abiti di alta moda, dalle sale da ballo, è poi passata ai palchi della tv, ha posato lo champagne e ha preso il microfono in mano, diventando presentatrice televisiva. Prima il reality show Grande Fratello, poi una tv indipendente e avversa al Cremlino, Dozhd. Poi ancora: Ksenia posa la Porche, vuole un partito. Adesso va in giro con occhiali in punta di naso e camicie sobrie e ben stirate.

Ksenia Sobchak, la figlia del mentore del presidente russo Vladimir Putin, Anatolij Sobchak, ex sindaco di San Pietroburgo, ha deciso di abbandonare il palco per le urne e per conquistare gli scranni del potere. È stata solo una delle metamorfosi dalla figlia della gioventù dorata dell'oligarchia post sovietica, dopo quell'inverno del 2011 in cui è iniziato tutto, quando è scesa in piazza a manifestare contro il pugno duro di Mosca. Nella piazza di protesta anti-putiniana sei anni fa incontra Ilja Jashin, il dissidente diventerà suo fidanzato e lei verrà ribattezzata Giulietta, lui Romeo della rivoluzione. Finita la rivolta di piazza, finito l'amore, finì anche la carriera tv di Ksenia. Da allora è quasi sempre rimasta in silenzio, fino ad oggi. Il suo vecchio amore, Jashin, è un fervente sostenitore di quello che potrebbe essere il suo unico, vero avversario, Navalny.

Ma Ksenia continua, incurante, nonostante la tempesta di critiche che arriva dal lato della barricata di chi dovrebbe sostenerla. Intanto, per le elezioni più prevedibili della storia, quei giornali che la lanciarono sulle scene come l'omologa dell'ereditiera americana, ricchissima e biondissima, non si sono chiesti nemmeno una volta se a Mosca una donna può diventare presidente, non hanno valutato seriamente nemmeno un secondo l'impatto della scelta politica dell'ex Paris Hilton russa. Hanno solo cambiato espressione e la chiamano adesso la Chelsea Clinton di Mosca.

«La decisione è presa. Il silenzio è stato abbastanza. Ci ho pensato per mesi. Intendo candidarmi per quelli che vogliono votare contro tutti» ha detto guardando verso l’obiettivo della telecamera Ksenia Sobchak. E “Contro tutti” è uno dei suoi slogan.

La figlia della ricchissima élite russa, quella che ricordano tutti sprezzante e altezzosa quando si affacciò alla vita pubblica più di un decennio fa, si candida alle presidenziali di marzo 2018. Ma all’opposizione, contro quello stesso mondo che le ha dato i natali. La Sobchak si schiera non tra le file dei fedeli di quel Cremlino di Putin che le fece – si dice – da padrino, quando venne al mondo nel 1981. (Questa, come molte cose in Russia, è solo un’informazione sussurrata, senza prove). Per alcuni giornali la sua candidatura serve a dividere un’opposizione zoppicante, per alcuni analisti è il Cremlino stesso ad aver disegnato su misura una nemica del presidente. In cambio ci sarebbe il suo ritorno sugli schermi della tv nazionale.

Il circolo politico abulico moscovita si elettrifica per breve tempo, ma non più di tanto. Non la criticano i membri dei partiti della maggioranza, ma quelli dell’opposizione stessa. Aleksej Navalny, l’unico vero oppositore del presidente, ha detto che la Sobchak è «per il Cremlino una caricatura ideale di un candidato liberale». Lei ribatte dicendo che lui ha monopolizzato l’opposizione. Intanto la questione Navalny è finita alla Corte europea dei diritti umani, perché in patria, con una sentenza delle autorità giudiziarie, gli è stato vietato di candidarsi fino al 2028 per le sue condanne per frode.

Forse Ksenia ha bisogno del Cremlino per tornare in tv, forse è il Cremlino stesso ad aver bisogno di lei per dimostrare che in Russia l’opposizione esiste. «Tutto questo è una bugia» ha replicato lei, «non ho bisogno della loro benedizione», ha scritto sul suo blog. «Negli ultimi 17 anni una nuova generazione è cresciuta, che vuole vedere una Russia diversa, civilizzata ed europea» ha detto nel video di presentazione alla tv Dozhd la Sobchak. Contro tutti, ma non proprio. Nel video Ksenia dice: «ho quasi 36 anni e come ogni cittadino russo, ho il diritto di candidarmi alle presidenziali, ho deciso di usare questo diritto, anche solo perché sono contro quelli che di solito questo diritto lo usano». La radio Golos Ameriki le chiede, protif vcech, contro tutti, o per te stessa, za tebja?

Per se stessa. Da quando l’ereditiera ha cominciato a posare in copertina a vent’anni per farsi conoscere da San Pietroburgo a Vladivostock, nel suo paese – il più esteso del mondo – hanno cominciato a chiamarla “la Paris Hitlon russa”. Gli episodi della sua vita mondana erano seguiti dai cittadini della Federazione come la punta di diamante più luccicante di quel mondo, quando, da ogni povera provincia russa, si osservava da lontano la splendente esistenza delle élite delle capitali, Mosca e San Pietroburgo. Macchine di lusso, feste milionarie, caviale tra le dita. Sesso, soldi, scandalose relazioni. Gossip e celebrità. Dagli scatti patinati su Playboy, dalle collane di perle e diamanti, dagli abiti di alta moda, dalle sale da ballo, è poi passata ai palchi della tv, ha posato lo champagne e ha preso il microfono in mano, diventando presentatrice televisiva. Prima il reality show Grande Fratello, poi una tv indipendente e avversa al Cremlino, Dozhd. Poi ancora: Ksenia posa la Porche, vuole un partito. Adesso va in giro con occhiali in punta di naso e camicie sobrie e ben stirate.

Ksenia Sobchak, la figlia del mentore del presidente russo Vladimir Putin, Anatolij Sobchak, ex sindaco di San Pietroburgo, ha deciso di abbandonare il palco per le urne e per conquistare gli scranni del potere. È stata solo una delle metamorfosi dalla figlia della gioventù dorata dell’oligarchia post sovietica, dopo quell’inverno del 2011 in cui è iniziato tutto, quando è scesa in piazza a manifestare contro il pugno duro di Mosca. Nella piazza di protesta anti-putiniana sei anni fa incontra Ilja Jashin, il dissidente diventerà suo fidanzato e lei verrà ribattezzata Giulietta, lui Romeo della rivoluzione. Finita la rivolta di piazza, finito l’amore, finì anche la carriera tv di Ksenia. Da allora è quasi sempre rimasta in silenzio, fino ad oggi. Il suo vecchio amore, Jashin, è un fervente sostenitore di quello che potrebbe essere il suo unico, vero avversario, Navalny.

Ma Ksenia continua, incurante, nonostante la tempesta di critiche che arriva dal lato della barricata di chi dovrebbe sostenerla. Intanto, per le elezioni più prevedibili della storia, quei giornali che la lanciarono sulle scene come l’omologa dell’ereditiera americana, ricchissima e biondissima, non si sono chiesti nemmeno una volta se a Mosca una donna può diventare presidente, non hanno valutato seriamente nemmeno un secondo l’impatto della scelta politica dell’ex Paris Hilton russa. Hanno solo cambiato espressione e la chiamano adesso la Chelsea Clinton di Mosca.