A questo punto almeno evitateci la fatica di seguire le vostre scorribande elettorali in cui presenterete programmi irrealizzabili, in cui prometterete diritti che non avranno mai i numeri o in cui presenterete un’idea di Paese (se un’idea davvero ce l’avete) che finirà annacquata dalla prossima ennesima “maggioranza larga” come una grande ammucchiata di branchi concentrati a evitare l’estinzione.
Fate così: votate la fiducia sulla legge elettorale al Senato (e insignite Gentiloni con il premio del Presidente del Consiglio più tenue e contemporaneamente dannoso che avessimo mai potuto immaginare) e comunicate in diretta a tutti i cittadini che no, la campagna elettorale non serve, e che in fondo anche le elezioni servono poco o niente, poiché siete prigionieri della legge elettorale che avete voluto a tutti i costi, facendo del Parlamento un ufficio protocollo. Dite pure che la maggioranza è già scritta, nel Rosatellum, insegnateci che “non c’è alternativa” come ripetono sempre quelli impegnati a bloccare le alternative degli altri.
Poi, nei mesi che dovrebbero essere di campagna elettorale, evitate i candidati, i comizi, i programmi e non perdete tempo con i simboli. Fate una riunione voi, tra voi, Matteo e Silvio con Denis e al massimo quel discolo di Angelino: vi trovate al ristorante, da Luigino si mangia bene e costa poco, c’è anche la saletta interna, e dopo il caffè ci dite “eccoci qui, siamo l’unica soluzione possibile”. Sentirete che applausi.
Poi premiateli tutti, ma proprio tutti, quelli che in Senato vi terranno a galla con un voto dato di sguincio: nominateli cavalieri della Repubblica, dottori ad honorem o monsignori: loro almeno la faccia l’hanno persa, loro, pur di sopravvivere, senza nemmeno avere la prepotenza di strombazzare il cambiamento. Questi, da D’Anna in giù, sono i conservatori veri: dediti alla propria conservazione, con interessi a chilometro zero.
Poi fate la festa per il nuovo Governo: il campanello, “l’inevitabile accordo”, i sorrisi per le foto e Mattarella a officiare la liturgia come come se ci credesse davvero. E nel frattempo lamentatevi della disaffezione, del populismo, dell’indignazione, dei giovani “che non credono nella politica” e dell’astensione “da combattere”.
Avanti così. Avanti pure.
Buon mercoledì.