L’8 novembre Marco Cappato sarà processato per aver accompagnato in Svizzera Dj Fabo. Si è auto denunciato per fare in modo che le 67mila firme raccolte a sostegno di una legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale abbiano una risposta.

«People have the power» cantava Patty Smith nell’ormai lontano 1988, creando un inno imperituro contro la guerra. “La gente ha il potere”, espressione che oggi potrebbe suonare un po’ grillina, o comunque cupamente populista in una Italia come quella descritta da Leonardo Bianchi ne La gente (Minimum fax); ovvero un Paese governato da politici che impongono il razzismo di Stato (con la Bossi-Fini ma anche il decreto Minniti-Orlando), che inventano il Fertility day evocando i tempi bui in cui Mussolini imponeva alle donne di fare più figli per la patria, e al tempo stesso lasciano che la legge 194 sull’aborto resti disapplicata per l’altissimo numero di medici obiettori (di comodo). Intanto della rivolta del ‘68, di cui l’anno prossimo sarà celebrato il cinquantenario, restano solo le pulsioni anti identitarie e antiscientifiche espresse oggi dagli anti vaccinisti .

E c’è ancora chi, a destra, vuole marciare su Roma, avendo la strada spianata da amministratori locali come il sindaco Pd di Predappio Giorgio Frassineti che dissente dalla legge Fiano, asserendo che gli pare fatta apposta per chiudere i negozi fascisti del suo comune. Notizia che ha scatenato il giubilo dei siti di destra e pellegrinaggi alla casa del fascio di Predappio, dove lo storico Marcello Flores, presidente del comitato scientifico del progetto per l’ex-Casa del Fascio, intende costruire un museo. Non della Resistenza, – come ci si aspetterebbe – ma dedicato a Mussolini. «A me, ormai, il termine “antifascista”, considerando anche chi lo usa con più forza e frequenza, fa venire subito in mente la Ddr». Ipse dixit lo storico piddino. Fatto sta che nei giorni scorsi circa tremila fascisti, la maggior parte in camicia nera, hanno sfilato per le vie della cittadina romagnola come documenta il blog dei Wu Ming che sta facendo un puntuale monitoraggio.

“Indignatevi!” esortava un appassionato Stèphan Hassel, partigiano francese ultra ottantenne, in un piccolo, prezioso bestseller pubblicato da Add, che val la pena di rileggere. E di motivi per indignarsi, come vediamo, ce ne sono molti. Dalla xenofobia sdoganata per legge, ai diritti negati dei migranti e dei giovani italiani senza cittadinanza. E fa inorridire la violenza sulle donne, la negazione e l’annumento dell’identità femminile, sistematica in Italia nonostante i diritti conquistati, almeno sul piano formale. In Italia dove fino al 1996 lo stupro era ancora un delitto contro la morale, oggi ci ritroviamo con un governo di centrosinistra che depenalizza lo stalking al punto che i responsabili possono cavarsela con un “risarcimento” pecunario alla vittima. Un capolavoro fatto da questo Parlamento che ha prodotto anche una legge truffa sul reato di tortura, e che non riconosce lo ius soli e diritti civili affermati in tutte le altre democrazie come il biotestamento.

In una situazione di gravissima crisi della rappresentanza ci viene imposto di votare con il Rosatellum bis. Così avremo un altro Parlamento di nominati.

Ma tutto questo non configura un destino ineluttabile. Ognuno di noi può dare il proprio contributo per cercare di cambiare le cose, facendo politica nel proprio quotidiano, dal basso, ingaggiando azioni civili.

L’8 novembre Marco Cappato sarà processato per aver accompagnato in Svizzera Dj Fabo. Si è auto denunciato per fare in modo che le 67mila firme raccolte a sostegno di una legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale abbiano una risposta. I giudici il mese scorso hanno reso noto a Mina Welby di aver concluso le indagini su di lei, per aver accompagnato in Svizzera Davide Trentini, malato di sclerosi multipla. Per veder riconosciuta la volontà espressa da sua figlia Eluana, prima del tragico incidente d’auto del 1992, senza cercare soluzioni nell’ombra, ma per vie legali, Beppino Englaro ha impiegato quasi venti anni. Mentre ce ne sono voluti più di dieci per smantellare pezzo dopo pezzo l’antiscientifica legge 40 sulla fecondazione assistita. È stato possibile grazie al coraggio e alla caparbietà delle coppie infertili o portatrici di malattie genetiche che sono ricorse a un giudice per vedere riconosciuti i propri diritti. Ci vuole capacità di reagire, ci vuole vitalità, ci vuole molta resistenza, ci vuole fantasia. Ma le loro e molte altre storie che raccontiamo in questo numero dimostrano che si può fare. Non solo per sé ma per affermare i diritti di tutti.

L’editoriale di Simona Maggiorelli è tratto da Left in edicola


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