Immaginiamo di essere nel 2018. Due amici si recano nella cabina elettorale e vorrebbero premiare i politici che più apprezzano. Uno non può perché la lista è bloccata e nel proporzionale la preferenza viene divisa con altri, come spicchi di mandarino. Il secondo spera nel voto disgiunto ma non c’è più

Facciamo un piccolo gioco di simulazione. Siamo nel 2018. È una domenica mattina ed è il giorno delle elezioni. Si vota per rinnovare il Parlamento della Repubblica con la nuova legge del Rosatellum bis, approvata in tutta fretta nei giorni scorsi. Pinco Pallino e Tal dei Tali, due cittadini coscienziosi, partecipi e ben informati, si recano di buon ora al solito seggio della loro città. Ricevono ciascuno due schede, una per la Camera e una per il Senato, ed entrano ciascuno in una cabina.
Pinco Pallino riconosce su una delle schede il nome della candidata Mevia, che si presenta con il numero 4 (dopo Tizio, Caio e Sempronia) nella lista per la quota proporzionale del partito delle “Chiome al Vento”. È una lista bloccata (così come vuole la legge) e abbinata, per la quota del maggioritario, al candidato Calpurnio, che si presenta col sostegno di una coalizione di partiti: la coalizione “Belli capelli”, cui si appunto è associata anche la lista “Chiome al Vento”. Il nostro buon Pinco Pallino, per vero dire, non ha particolare stima di Calpurnio e non apprezza gran che nemmeno la coalizione che lo sostiene (in particolare lo disturba molto la presenza, in quella aggregazione, del partito “No shampoo” e del suo arrogante capolista Filano). In realtà non gli vanno troppo a genio neppure i nomi di Tizio, Caio e Sempronia (gli altri 3 candidati della lista “Chiome al Vento”, il cui ordine è stato deciso dai vertici di quel partito). Siccome però conosce ed ammira Mevia, e ne stima la competenza e la serietà, decide comunque, sia pure con un po’ di disappunto, di mettere una croce sul simbolo di quel partito. Il buon Pinco Pallino non è un elettore ingenuo. E il suo disappunto nasce dal fatto che egli ha ben capito che in qualche modo lo stanno prendendo in giro, perché sa che è praticamente impossibile che la sua candidata, Mevia, che è la numero 4 della sua lista, possa mai essere eletta. La lista è bloccata, non ci sono le preferenze. La candidatura di Mevia è un puro specchietto per allodole. Pinco Pallino dunque vota per la lista “Belli Capelli” (e quindi anche per il candidato del maggioritario Calpurnio) per stima verso Mevia, ma sa che quel suo voto servirà in realtà a tutt’altro, e cioè a far presumibilmente eleggere Calpurnio (che lui però non apprezza) nel maggioritario e ad aiutare altri candidati della coalizione nella quota proporzionale. Quello che più lo disturba, in particolare, è però soprattutto il fatto che con quel suo voto egli darà quasi certamente un contributo a far diventare deputato o senatore, nella quota plurinominale (cioè nel proporzionale), anche l’odiato Filano del partito “No shampoo” (cioè la persona ed il partito che egli detesta di tutto cuore).

 

L’articolo di Francesco Somaini è tratto da Left in edicola


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