A colloquio con Lucia Mascino, ospite della rassegna Female Touch al Blue Desk a Roma. L'attrice marchigiana è nel cast di “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini, in uscita nelle sale

Terminata la Festa del Cinema, l’offerta cinematografica continua a Roma con tanti eventi di prim’ordine.
In un piccolo luogo magico della città, il Blue Desk (in questi mesi al centro di una campagna di ‘sopravvivenza’ lanciata da Ken Loach, le Pussy Riot e tanti altri artisti) il 4 novembre è partita la seconda edizione di Female Touch- Il tocco femminile nel cinema, una rassegna che proseguirà fino al 3 dicembre.
Dieci film e dieci incontri con donne che hanno lavorato, in vari ruoli, nelle pellicole proiettate. Attrici e registe, ma anche altre figure del set, della critica e della comunicazione. Nelle 10 serate il pubblico può dialogare con un’aiuto-regista che lavora coi più grandi registi italiani o con Laura Delli Colli che è il presidente dei Giornalisti cinematografici o ascoltare la voce italiana di Cate Blanchett o ancora scoprire i segreti del casting dalla più importante talent scout italiana, Laura Muccino.

Tra le prime ospiti della rassegna il pubblico ha incontrato Lucia Mascino, un’attrice che sta conquistando, grazie alla sua bravura, la scena nazionale. Avendo alle spalle una solida esperienza teatrale, tra la Compagnia Barberio Corsetti e gli spettacoli con Binasco, Mascino ha saputo riempire di contenuto gli spazi che le sono stati concessi, ed ha preso il volo nel mondo cinematografico: dopo la web-serie Una mamma imperfetta c’è stato il ruolo da protagonista in Fraulein, poi Suburra e a breve la vedremo al centro del film di Francesca Comencini Amori che non sanno stare al mondo.
«Il film di Francesca è un “dramma comico” o “commedia drammatica e romantica”, se si può coniare questa definizione; lo stile è comico e drammatico insieme, molto intenso in entrambi i registri. Sono fiera di essere stata scelta per interpretare questo ruolo e aver avuto la responsabilità di portare al pubblico la sua verità», dice Lucia Mascino. «Il film racconta di una tempesta emotiva, di una trasformazione e di un’accettazione – continua l’attrice -. Flavio è un uomo affascinante e vanitoso, spaventato dal temperamento e dal disordine emotivo di Claudia che è una donna sanguigna e generosa, ma anche insicura ed impegnativa, che rifiuta ciecamente l’allontanamento di lui. Il loro è un grandissimo amore che non sa stare al mondo». Il film dopo essere stato al Festival di Locarno passerà al Festival di Torino e uscirà in sala il 29 novembre.
Al pubblico di Female Touch ti sei raccontata a 360 gradi, permettendo a chi fa un altro mestiere di entrare da una delle porte principali (l’attore) nella macchina cinema. La rassegna però prova a compiere un passo ulteriore, a dar voce anche ai ruoli meno indagati, per far sentire come tutti riescano a creare “la grande illusione”.
Credo che parte del fascino del cinema venga proprio dalla varietà di competenze richieste sul set. Ognuno ha un ruolo molto specifico e a vederli da fuori (anche se stai insieme per ore) fai fatica a capire cosa facciano gli altri esattamente. Vedi uno trafficare con ottiche custodite dentro una valigetta che sembra quella di 007, vedi un altro che osserva il cielo attraverso una lente come cercando delle impronte alla Sherlock Holmes, un altro che con un metro prende le misure dell’aria fino ad arrivare a te… Poi, a parte il set, c’è chi lavora prima come la casting e chi lavora dopo come la doppiatrice. Penso che ascoltare diversi punti di vista possa restituire (almeno in parte) la complessità di questa costruzione e invenzione di realtà che tanto ci fa sognare o riflettere o emozionare o divertire. Un solo film richiede anni di lavoro di molte persone e poi spesso viene consumato in due settimane in sala (quando va bene). E visto che in particolare la rassegna si chiama Female Touch e di donne in alcuni “ruoli” ce ne sono ancora poche, penso che sia importante ascoltare il loro punto di vista.
La rassegna tra l’altro cade quest’anno, con drammatica tempestività, mentre scoppia il caso molestie anche in Italia dopo Hollywood. Che cosa ne pensi?
Quando due persone entrano in un rapporto che non sia alla pari inevitabilmente c’è chi esercita e chi subisce un potere. In questo ambito lavorativo (proprio perchè è così difficile riuscire a farcela) è ancora più forte la potenziale leva di questa differenza di potere. Casomai è questo che rende più esposti, una grande ambizione, che siamo abituati a giudicare negativamente, ma che è una spinta fondamentale per intraprendere questa strada. L’ambizione, unita alla reale difficoltà di trovarla una strada (!), crea il terreno ideale per chi ha intenzione o l’abitudine di approfittare della propria posizione. Dall’altro lato, chi subisce l’attacco vive un tale shock da non riuscire a rielaborare i pensieri in tempo per avere una reazione chiara, quindi capisco bene che si possa rimanere come paralizzati dalla paura, dalla sorpresa, dall’umiliazione. La paura resta sempre un’arma molto efficace per creare accondiscendenza, non solo in questo ambito.
E invece parlando proprio del tuo lavoro, ci dici come riesci a portare le persone a teatro?
Essere conosciuti può portare le persone a teatro ma l’ondata di pubblico arriva solo quando lo spettacolo funziona. Negli spettacoli di Filippo Timi, ad esempio, con cui ho girato per 7 anni con 5 spettacoli diversi, era sempre “tutto esaurito”, cioè i teatri erano pieni, per il passaparola e per un pubblico che si è creato nel tempo. Come ho detto il pubblico arriva solo quando lo spettacolo piace.
 Tornerai a breve in scena o sarai impegnata sul set?
Al Festival di Torino avrò due film per me molto importanti: quello di Francesca Comencini appunto e Favola di Sebastiano Mauri, tratto proprio da uno spettacolo di e con Filippo Timi.
Nell’immediato futuro c’è in ballo una commedia corale da girare questo inverno, di cui ancora non posso parlare, e da febbraio uno spettacolo teatrale su una genetista che ha contribuito fortemente alla scoperta del Dna, ma che non e’ stata riconosciuta dai libri di storia. Prodotto dal Teatro Eliseo, con la regia di Filippo Dini (questa volta con la D). Quando con Dini e Timi abbiamo lavorato tutti e tre nello stesso spettacolo, Filippo Timi diceva sempre noi siamo la compagnia dei “TimiDini”.