Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E per Left, che non spegne mai i riflettori su questo tema, non è un’occasione rituale ma di ulteriore approfondimento e di denuncia di quel che sta accadendo in particolare nel nostro Paese. Con le battaglie degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta le donne in Italia hanno conquistato diritti giuridici e civili, che incredibilmente ora sono di nuovo a rischio. Oppure finiscono per rimanere lettera morta. Basta pensare alla legge 194 disapplicata in molte regioni a causa dell’altissimo numero di obiettori. O alla antiscientifica legge 40 che confonde feto e neonato e che non è ancora stata abolita, nonostante le numerose sentenze di condanna in Italia e in Europa che l’hanno smontata pezzo dopo pezzo. Nel frattempo i Pro life tornano a tappezzare Roma con i loro violenti manifesti che accusano le donne di assassinio. Spalleggiati da deputati europei, anche di centrosinistra, che hanno sostenuto la medievale campagna «l’embrione è uno di noi». Dal Fertility day lanciato nel 2016 dal ministro della Salute Lorenzin alle recenti e imbarazzanti dichiarazioni di politici, ministri e sindaci che fanno a gara con il papa nello stabilire quanti figli debbano mettere al mondo le donne italiane, in questo anno abbiamo assistito all’inquietante ritorno di brandelli un’ideologia che speravamo di esserci lasciati alle spalle per sempre, un’ideologia cattolica e conservatrice che parla di Dio, patria e famiglia. E che ha radici antiche (greco-romane e cristiane) quanto la violenza sulla donna, come ci ricorda Eva Cantarella. La studiosa in queste pagine mostra come la figura prepotente e oppressiva del paterfamilias sia ancora presente nella cultura di questa Italia che solo nel 1975 ha cancellato la figura del capo famiglia, che fino al 1981 ammetteva il delitto d’onore e fino al 1996 considerava lo stupro un delitto contro la morale. Le cifre che riguardano i femminicidi sono spaventose. Per quanto dal 2011 in Italia siano in costante calo gli omicidi, è aumentato il numero di donne uccise in famiglia. Nel 2011 erano vittime del 61 per cento degli omicidi in famiglia, nel 2016 sono salite al 73 per cento e nei primi nove mesi del 2017 siamo al 71 per cento: sono già 61 le donne vittime di omicidi in famiglia. Questo agghiacciante quadro è stato tratteggiato dal ministro dell’Interno Marco Minniti di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Allargando il campo d’osservazione, stando a una ricerca Istat, sempre sui dati del ministero dell’Interno, sono state 149 le donne uccise nel 2016 in Italia. Di questi omicidi, quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare: 59 donne sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente. E ancora, da una indagine dell’Istituto superiore di sanità emerge che oltre il 35 per cento dei casi di violenza subita da donne tra i 15 e i 49 anni è dovuto ad aggressione da parte del coniuge o partner. Quasi l’85 per cento dei casi di violenze su donne è compiuta da conoscenti. Sono dati che parlano da soli... Di fronte a tutto questo il governo non trova di meglio da fare che depenalizzare lo stalking, salvo poi cercare di salvare la faccia, cancellando la pena pecuniaria. Beninteso le leggi servono. Purtroppo però non bastano. Lo hanno ben chiaro anche le giovani e giovanissime del coordinamento Non una di meno, che lancia una ampia piattaforma politica ma anche culturale in occasione della manifestazione del 25 novembre a Roma. Convinti che oltre all’inchiesta sul campo (su questo numero ci occupiamo in particolare degli abusi che subiscono ogni giorno le badanti) importantissimo sia il lavoro per comprendere quali siano le radici della violenza sulle donne, abbiamo chiesto allo psichiatra e psicoterapeuta Paolo Fiori Nastro di approfondirne gli aspetti psico-patologici. Perché non crediamo che l’uomo sia per natura violento e che la malattia mentale che porta a violentare e uccidere sia la naturale dimensione umana. Per chi volesse continuare la ricerca, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulla donna indetta dall’Onu, abbiamo pensato di accompagnare l’uscita di questo nuovo numero con la pubblicazione online di una selezione di interventi di filosofi, psichiatri, storici e sociologi usciti in questi primi 12 anni di vita di Left. [su_divider text="In edicola " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

L'editoriale di Simona Maggiorelli è tratto da Left in edicola

[su_button url="https://left.it/left-n-47-25-novembre-2017/" background="#a39f9f" size="7"]SOMMARIO[/su_button] [su_button url="https://left.it/prodotto/left-472017-25-novembre/" target="blank" background="#ec0e0e" size="7"]ACQUISTA[/su_button]

[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E per Left, che non spegne mai i riflettori su questo tema, non è un’occasione rituale ma di ulteriore approfondimento e di denuncia di quel che sta accadendo in particolare nel nostro Paese. Con le battaglie degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta le donne in Italia hanno conquistato diritti giuridici e civili, che incredibilmente ora sono di nuovo a rischio. Oppure finiscono per rimanere lettera morta. Basta pensare alla legge 194 disapplicata in molte regioni a causa dell’altissimo numero di obiettori. O alla antiscientifica legge 40 che confonde feto e neonato e che non è ancora stata abolita, nonostante le numerose sentenze di condanna in Italia e in Europa che l’hanno smontata pezzo dopo pezzo. Nel frattempo i Pro life tornano a tappezzare Roma con i loro violenti manifesti che accusano le donne di assassinio. Spalleggiati da deputati europei, anche di centrosinistra, che hanno sostenuto la medievale campagna «l’embrione è uno di noi». Dal Fertility day lanciato nel 2016 dal ministro della Salute Lorenzin alle recenti e imbarazzanti dichiarazioni di politici, ministri e sindaci che fanno a gara con il papa nello stabilire quanti figli debbano mettere al mondo le donne italiane, in questo anno abbiamo assistito all’inquietante ritorno di brandelli un’ideologia che speravamo di esserci lasciati alle spalle per sempre, un’ideologia cattolica e conservatrice che parla di Dio, patria e famiglia. E che ha radici antiche (greco-romane e cristiane) quanto la violenza sulla donna, come ci ricorda Eva Cantarella. La studiosa in queste pagine mostra come la figura prepotente e oppressiva del paterfamilias sia ancora presente nella cultura di questa Italia che solo nel 1975 ha cancellato la figura del capo famiglia, che fino al 1981 ammetteva il delitto d’onore e fino al 1996 considerava lo stupro un delitto contro la morale.

Le cifre che riguardano i femminicidi sono spaventose. Per quanto dal 2011 in Italia siano in costante calo gli omicidi, è aumentato il numero di donne uccise in famiglia. Nel 2011 erano vittime del 61 per cento degli omicidi in famiglia, nel 2016 sono salite al 73 per cento e nei primi nove mesi del 2017 siamo al 71 per cento: sono già 61 le donne vittime di omicidi in famiglia. Questo agghiacciante quadro è stato tratteggiato dal ministro dell’Interno Marco Minniti di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Allargando il campo d’osservazione, stando a una ricerca Istat, sempre sui dati del ministero dell’Interno, sono state 149 le donne uccise nel 2016 in Italia. Di questi omicidi, quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare: 59 donne sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente. E ancora, da una indagine dell’Istituto superiore di sanità emerge che oltre il 35 per cento dei casi di violenza subita da donne tra i 15 e i 49 anni è dovuto ad aggressione da parte del coniuge o partner. Quasi l’85 per cento dei casi di violenze su donne è compiuta da conoscenti. Sono dati che parlano da soli… Di fronte a tutto questo il governo non trova di meglio da fare che depenalizzare lo stalking, salvo poi cercare di salvare la faccia, cancellando la pena pecuniaria. Beninteso le leggi servono. Purtroppo però non bastano. Lo hanno ben chiaro anche le giovani e giovanissime del coordinamento Non una di meno, che lancia una ampia piattaforma politica ma anche culturale in occasione della manifestazione del 25 novembre a Roma.

Convinti che oltre all’inchiesta sul campo (su questo numero ci occupiamo in particolare degli abusi che subiscono ogni giorno le badanti) importantissimo sia il lavoro per comprendere quali siano le radici della violenza sulle donne, abbiamo chiesto allo psichiatra e psicoterapeuta Paolo Fiori Nastro di approfondirne gli aspetti psico-patologici. Perché non crediamo che l’uomo sia per natura violento e che la malattia mentale che porta a violentare e uccidere sia la naturale dimensione umana. Per chi volesse continuare la ricerca, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulla donna indetta dall’Onu, abbiamo pensato di accompagnare l’uscita di questo nuovo numero con la pubblicazione online di una selezione di interventi di filosofi, psichiatri, storici e sociologi usciti in questi primi 12 anni di vita di Left.

L’editoriale di Simona Maggiorelli è tratto da Left in edicola


SOMMARIO ACQUISTA