I fondamenti della famiglia patriarcale sono arrivati fino a noi, dice Eva Cantarella. «Nella antica Roma si esercitava un controllo assoluto sulla sessualità delle donne. Dovevano essere fedeli e pudiche, sposate o nubili che fossero. Altrimenti potevano anche essere uccise»

La figura prepotente del capo famiglia e dell’uomo che considera la donna un proprio possesso ha radici culturali antichissime. Basti dire che ancora nella Grecia del V e IV secolo a.C. le donne perlopiù vivevano segregate nel gineceo, senza partecipare alla vita pubblica. Nei suoi libri la storica del diritto antico Eva Cantarella ha mostrato quanto fosse radicata la misoginia nel pensiero dei maggiori filosofi antichi come Platone e Aristotele, che al più riconosceva alla donna una funzione materiale nella riproduzione. In nome di una «ordinata riproduzione dei cittadini», scrive Cantarella nel suo nuovo libro Come uccidere il padre (Feltrinelli), in Grecia come a Roma si eliminavano i neonati “in più” e si esercitava un controllo assoluto sulla sessualità delle donne, che dovevano essere fedeli e pudiche, sposate o nubili che fossero.

Altrimenti, a Roma, potevano anche essere mandate a morte. Condannate a morire di inedia, murate vive. Il paterfamilias esercitava un potere assoluto su mogli e figli, nipoti e pronipoti. «L’abbandono dei neonati considerati “in eccesso” era pratica comune», ricostruisce Cantarella. «Il paterfamilias romano aveva il diritto di esporre i neonati. Poteva decidere se li voleva accettare in famiglia o meno. Se sì, sollevava il bimbo in alto nelle sue mani in segno di accettazione. Se lo rifiutava veniva esposto, come ci racconta la stessa storia di Romolo e Remo. Questo accadeva anche in Grecia e in altre società che non conoscevano altri modi di controllo delle nascite. Venivano esposti i figli considerati illegittimi o perché “erano di troppo”.

Le bambine venivano esposte più dei maschi?
In questo le femmine sono sempre state le vittime “privilegiate”. Anche in Cina ancora accade, purtroppo.
A Roma, la patria potestas era a tempo indeterminato. Non bastava nemmeno avere un proprio ruolo nella società, per sottrarsi al giogo?
Non era sufficiente dal punto di vista patrimoniale privato. Dal punto di vista del diritto pubblico il maschio maggiorenne era “cittadino”, poteva diventare magistrato, fare carriera, purché il padre lo sostenesse economicamente.
Il numero di parricidi, lei rileva, era molto alto…

L’intervista di Simona Maggiorelli prosegue su Left in edicola


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