Una strana tattica quella dei tribunali cinesi. Le sentenze nei confronti dei dissidenti arrivano sempre durante le feste natalizie con la stampa internazionale "distratta". Era accaduto anche al premio Nobel Liu Xiaobo, condannato a Natale del 2009. Inutili le proteste di Amnesty

A che cosa servono le feste di fine anno in Cina? Ad uccidere la libertà. A far procedere i processi farsa. A mettere dietro le sbarre gli attivisti. Se n’è accorta anche Amnesty. Il Dragone procede silenzioso, piallando la libertà dei suoi cittadini, nel silenzio della stampa internazionale, soprattutto in questo periodo. Anzi. Lo fa sempre nel periodo delle feste natalizie, quando nessuno se ne accorge: è una comune tattica delle autorità per agire indisturbate sfruttando la distrazione delle vacanze.

È sempre così, e così è sempre stato: i dissidenti di più alto profilo a Pechino finivano nel buio delle celle ogni dicembre. È già accaduto al Nobel della pace Liu Xiaobo, morto in prigione a luglio, che il giorno di Natale del 2009 è stato condannato a 11 anni di prigione.

Oggi è accaduto all’attivista mandarino per i diritti umani, Wu Gan, 45 anni, noto per le sue campagne umoristiche su internet. Nel 2009 difese pubblicamente una donna che aveva ucciso un membro del partito nella provincia di Hubei, perché l’uomo aveva provato ad abusarla sessualmente. L’attivista nel 2015 era stato arrestato perché protestava contro la tortura di quattro persone fermate a Nanchang, a Sud est del Paese. Loro sono stati rilasciati in seguito, ma lui è rimasto in prigione.

I giudici cinesi hanno deciso che Gan rimarrà otto anni in prigione. La sentenza per lui è arrivata dopo due anni di detenzione, su di lui pende la pena di “sovversione del potere statale”, lo ha deciso la corte del popolo di Tainijin. Il suo amico, che si batteva per democrazia del dragone con lui, Xie Yang, un avvocato eminente, ha evitato la prigione solo dichiarandosi colpevole. Ma quando è uscito ha raccontato di cosa succedeva tra le mura del carcere: è stato torturato, picchiato e minacciato da chi lo interrogava.

Wu Gan, noto come il “macellaio super volgare”, è insoddisfatto del sistema: sono state le parole scelte dai giudici per condannarlo alle sbarre. “La corte ha trovato l’imputato Wu Gan insoddisfatto del sistema politico esistente, Wu Gan a lungo ha usato reti di informazioni per diffondere la sua retorica e attaccare il potere statale, il sistema stabilito dalla nostra costituzione”.

La provocazione con cui l’attivista ha controbattuto alla decisione è stata questa: “sono grato al partito per avermi garantito questo grande onore”. L’avvocato Yang e il “macellaio” sono stati arrestati quando su tutti quelli che si battevano per la libertà in Cina è caduta la scure delle autorità: duecentocinquanta persone sono finite in detenzione nel 2015.

Il Natale porta feste e distrazione e i giudici del presidente Xi Jinping lo sanno e fanno avanzare i loro processi farsa dei 250. “Evitano in questo modo lo scrutinio di stampa e comunità internazionale”. Le sentenze di Natale sono vergognose: “è vergognoso che le autorità cinesi abbiano scelto il giorno dopo Natale per risolvere la questione di due dei più grandi dissidenti del paese, ancora incastrati nel limbo legale dagli arresti di massa del 2015” ha detto Patrick Poon, un ricercatore di Amnesty International di Hong Kong. È vergognoso e ingiusto: “fare processi ingiusti ed emettere sentenze politicizzate contro attivisti e difensori dei diritti umani, nel periodo in cui diplomatici, giornalisti, osservatori internazionali e il pubblico stesso sono meno abili nel rispondere al cinico calcolo politico”.