Dopo due anni è ancora fermo il piano di valorizzazione che pure era stato annunciato. Eppure si tratta del "monumento più significativo della civiltà italica in Campania". Uno scrigno di arte e cultura che la rete delle associazioni vuole salvare. L'appello alle istituzioni locali, al Mibact e alla Regione

Un’altra beffa da parte delle istituzioni locali ai danni del Museo campano. Non è stato considerato ammissibile per mancanza di copertura finanziaria l’ennesimo emendamento presentato in sede di votazione del Bilancio da quasi tutti i consiglieri regionali – eletti in Provincia di Caserta (ad eccezione di quello dei 5 Stelle). È la seconda volta che capita, dopo la precedente clamorosa bocciatura.

Va rimarcato il fatto che dopo quasi due anni ancora non si hanno riscontri concreti in merito alla proposta lanciata dal sottosegretario Cesaro di costituire un tavolo tecnico e scientifico per elaborare e definire un adeguato progetto di rilancio, valorizzazione e sostenibilità del Museo Campano. Alla Provincia di Caserta – titolare del monumento bene comune – spetta il compito e dovere istituzionale di convocare l’incontro con invito formale ai vari enti competenti: Mibact, Regione Campania, la stessa Provincia e Comune di Capua, anche con il coinvolgimento dell’università e del mondo del terzo settore. Questa esigenza è stata avanzata e ribadita in più occasioni, proposta in modo solenne il 3 marzo 2016 in occasione del convegno sulle radici del futuro nella Sala Liani. È stata riproposta in sede di audizione della Commissione cultura regionale (c’erano tutti/e gli attori interessati). In più occasioni pubbliche se ne è occupato lo stesso presidente De Luca. Inoltre è stata rilanciata in diversi summit in sede di Mibact. E da ultimo è stata confermata dal nuovo Presidente della Provincia di Caserta a conclusione di un incontro nel mese di novembre con una delegazione della rete di associazioni, che da tempo si stanno battendo per il futuro e per la rinascita del prestigioso monumento, un vero scrigno di arte e di cultura, un pilastro fondamentale della memoria storica e della identità di Terra di Lavoro e della Campania. Nel frattempo lo stesso Sottosegretario Cesaro ha predisposto un progetto di valorizzazione contenuto in un apposito Protocollo, che da mesi è stato trasmesso agli enti territoriali di riferimento. Finora nessuno lo ha tirato fuori dai cassetti in cui è stato tenuto relegato.

Nei giorni scorsi sulla stampa locale la professoressa Jolanda Capriglione è ritornata sull’argomento in modo ironico con un richiamo paradossale ai riti woodoo, facendo riferimento anche ad una ipotetica intesa unitaria dei “giovani consiglieri regionali” eletti in Terra di Lavoro per presentare di nuovo un emendamento finalizzato a sbloccare le risorse già disponibili per poter finanziare e sostenere in modo adeguato le attività di promozione, manutenzione, restauro e catalogazione (a partire dalla digitalizzazione informatica dell’Archivio, della Biblioteca con annessa Emeroteca, di valore inestimabile) – che allo stato non sono accessibili agli studiosi ed ai visitatori per carenza di personale. Per questi motivi chiediamo al Presidente della Provincia Magliocca ed alla dottoressa Romano (Direttrice Settore Cultura della Regione) di sbloccare una situazione che rimane precaria, stagnante, decidendo un atto di responsabilità e di dovere istituzionale con la convocazione del tavolo tecnico e scientifico presso la sede naturale (quella del Museo o della provincia di Caserta).
E stiamo parlando di quello che il grande archeologo Amedeo Maiuri definì “il monumento più significativo della civiltà italica in Campania e nel Sud”, il Museo Campano di Capua, scrigno della sua millenaria storia. Come ebbe a sottolineare anche il valente studioso Carlo Belli: “Può considerarsi oggi una delle gemme più fulgide tra i mirabili musei dell’Italia meridionale”. Nel 1965 ai sensi della legge 1080 emanata per tutti i musei appartenenti ad enti diversi dallo Stato, nel nostro caso la Provincia di Caserta, fu classificato tra le categorie: multiple, grandi, medie e minori, come Grande. Fondato nel 1870 dallo storico ed erudito capuano, canonico Gabriele Iannelli, ha sede nell’antico palazzo Antignano di Capua. Occupa 5000 mq espositivi con 34 sale e 3 sezioni: archeologica, medioevale e moderna. Inoltre comprende una Pinacoteca che conserva preziose opere d’arte che vanno dal XIII al XVIII secolo, nonché una biblioteca ed emeroteca con oltre 70mila testi includenti pergamene, manoscritti, carte geografiche e prime edizioni a stampa di altissimo pregio; con annesso un Archivio Storico-topografico che conserva documenti di Capua e dei suoi 36 Casali in altre epoche ad essa afferenti.

Il Museo Campano è universalmente noto non solo per la molteplicità delle sue terrecotte architettoniche e delle sue ceramiche e vasi di antica ed eccellente fattura, ma soprattutto perché custodisce più di 150 statue votive in tufo denominate Matres Matute, collezione unica al mondo nel suo genere. Orbene, in seguito alla discussa riforma delle province essendo stato azzerato il precedente Consiglio di Amministrazione senza aver emanato alcuna legge di riordino delle funzioni da parte della regione Campania, il Museo vive in un drammatico vuoto di governo. Basta dire che il personale che nel 2005 ammontava a circa 20 unità, oggi ridotto a pochi adetti. L’unica nota positiva è la nomina di un nuovo Direttore Amministrativo, in carenza di figure più competenti come quelle di esperti in archivi e storia dell’arte. Dopo di che, difficile a credersi, ma vergognosamente vero, nell’inventario degli innumerevoli enti destinatari di fondi milionari da parte della Regione, da cui Capua ha dato il nome, il Museo Campano non solo risulta da tali erogazioni totalmente escluso, ma non viene neppure menzionato quasi sia inesistente. Da ultimo la beffa di un riparto di fondi stanziati ad hoc dal Mibact di 4 milioni di euro, che dal 2016 servono a riequilibrare i danni prodotti dalla sgangherata riforma delle province: anche per responsabilità di chi amministrava l’ente, al nostro Museo sono state assegnate le briciole, poco più di 200mila euro all’anno. A fronte di riparti ben più sostanziosi destinati agli altri musei provinciali: circa due milioni di euro a Salerno, quasi un milione a Benevento ed Avellino. Un vero sfregio, uno scandalo che ancora oggi si perpetua e su cui il presidente della Regione De Luca e quello della provincia Magliocca sono chiamati a porre rimedio con urgenza – così come hanno richiesto alcune interrogazioni parlamentari rivolte al ministro Franceschini, da parte degli onorevoli Camilla Sgambato ed Arturo Scotto, della senatrice Vilma Moronese.

Venerdì 29 dicembre la rete delle associazioni Le piazze del sapere si incontra all’Hotel Capys a Capua per fare il punto su iniziative relative al Museo campano, come il nuovo bando della Fondazione con il Sud sui beni comuni (ATS), il progetto di Art Bonus per digitalizzare l’Archivio e la Biblioteca del Museo, il programma di concerti in omaggio alle Matres come patrimonio Unesco, incontri su Federico II e la Casa museo dedicata a Martucci.

Le piazze del sapere