Se non c'è il numero legale per approvare lo ius soli a che serve stare in aula? Prendendo alla lettera questo ragionamento immaginiamo di non doverci nemmeno prendere il disturbo di votare alle prossime elezioni, quindi, in cui non vincerà nessuno

Tra le (poche) giustificazione dei senatori assenti alla votazione dello ius soli al Senato, quando è mancato il numero legale con la diserzione generale del Movimento 5 stelle insieme alla mancata presenza di ben 29 senatori del Partito democratico, spicca la singolare teoria del senatore Stefano Esposito (sì, lui, lo sfegatato pro-tav, un uomo un’iperbole) che su Twitter (che costa sempre poca fatica e pochi caratteri) scrive:

«Io dopo aver fatto i conti e visto che non ci sarebbe stato mi sono andato a prendere l’aereo. Come dico da settimane al senato i voti per lo ius soli non ci sono. Non basta il pd purtroppo»

Ci spiega, Esposito, di non aver voluto assistere ai festeggiamenti di Calderoli e compagnia e di aver preferito «prendere l’aereo» e tornare a casa dai suoi figli.

Qualcuno giustamente gli fa notare che il significato politico della sua presenza forse avrebbe meritato una più cauta attenzione e (populisti!) che in fondo il suo lavoro consista soprattutto nell’esserci, in Senato, oltre che vincere, e così il senatore dem insiste postando una foto dei suoi figli sotto l’albero raccomandando a tutti di “rilassarsi”.

Così, a colpi di tweet, ancora una volta questi riescono a fare la misera figura dei bulletti strafottenti come se fossero una mandria di impertinenti in gita, insistendo sull’atteggiamento che continua ad affossarli.

“Se non vinco non partecipo”, ci insegna Esposito. Prendendolo alla lettera quindi immaginiamo di non doverci nemmeno prendere il disturbo di votare alle prossime elezioni, quindi, in cui non vincerà nessuno.

Buon giovedì.