Una adolescente, simbolo della resistenza nonviolenta palestinese, la cugina e la madre, arrestate per aver sfidato l’esercito israeliano. Rivendicavano i diritti del proprio popolo. Chi sono e come vivono le bambine e le donne in Cisgiordania. Il racconto di Luisa Morgantini da Nabi Saleh

Avigdor Liebermann, ministro della Difesa israeliano e residente in una colonia, illegale secondo la Convenzione di Ginevra e l’Onu, si è felicitato dell’arresto della giovane palestinese Ahed Tamimi, del villaggio di Nabi Saleh, ed ha subito dichiarato: «Nessuno – non solo la ragazza ma anche i genitori e tutti quelli intorno a loro – sfuggiranno a quello che meritano… Qualsiasi persona che diventa violenta durante il giorno verrà arrestata di notte». Eseguite le volontà di Lieberman, Ahed è stata sequestrata di notte con le solite incursioni di soldati alla ricerca di ragazzini che forse hanno tirato pietre nelle manifestazioni del venerdì. Anche Nour Tamimi, la cugina, è stata presa dai soldati mentre dormiva. Erano le 5.29 del mattino del 19 dicembre quando ho ricevuto da sua madre, Boshra, un messaggio: «Hanno preso Nour».

Il giorno prima al posto di polizia vicino alla colonia Adam, avevano arrestato Nariman, la madre di Ahed, indomita attivista, ferita più volte e già arrestata in precedenza dall’esercito israeliano. La mattina dopo il padre è andato alla prigione di Ofer, dove i palestinesi vengono giudicati da un tribunale militare, per assistere alla prima udienza di Ahed ed è stato arrestato e rilasciato dopo qualche ora con l’obbligo di recarsi il giorno successivo al posto di polizia.

Ahed, Nariman e Nour, sono state arrestate perché hanno osato “umiliare”, l’esercito “più…

 

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