No, mi spiace, le rivoluzioni non consistono nel trovare la chiave per interpretare il ruolo dell’avversario politico e non consistono nemmeno nel disinnescare i prepotenti lasciando intatte le prepotenze, semplicemente sguarnite per il tempo che serve a scovare nuovi interpreti.
Se la sinistra vuole fare la sinistra, sul serio, deve avere il coraggio di rovesciare i rapporti di forza piuttosto che incaponirsi contro questo o quel “forte” che è solo il maggiordomo di turno di un sistema che assiste quasi divertito al susseguirsi dei governi, ben sicuro di trovare sempre le stesse sponde qualsiasi siano le parti al comando.
Ci sarebbe da chiedersi, ad esempio, perché siano diventate scandalose le proposte di una scuola ancora più gratuita, ancora più a lungo degli 8 anni di scuola dell’obbligo stabiliti dalla Costituzione, nel Paese che negli ultimi anni ha cancellato la tassa sulla prima casa (a tutti, indistintamente), poi quella sugli yacht, poi ha regalato 20 miliardi di sconti fiscali alle aziende con il Jobs Act (riuscendo a peggiorare le condizioni dei lavoratori) e infine ha speso 9 miliardi per un bonus (quello degli 80 euro) più simile alla campagna punti di un supermercato piuttosto che di un Paese in cui dovrebbe vigere la progressività fiscale.
Ci sarebbe da capire, per esempio, se ci sarà un leader che davvero riesca a raccontare le crisi delle nostre aziende (meglio: le crisi delle famiglie degli operai schiacciati dagli interessi capitalistici e finanziari delle aziende) declinandole sullo sfascio domestico, lo sbriciolamento personale e la sconfitta delle persone coinvolte. Ci sarebbe da augurarsi, ma davvero, qualcuno che mostri sempre le persone che stanno dietro ai numeri, quelle che subiscono un Pil della dignità sempre in decrescita nonostante l’alzarsi del fatturato oppure quelle che diventano nel poco tempo libero infermieri emotivamente sgretolati di qualche loro genitore morituro dietro al semplice taglio percentuale della spesa per la sanità.
Non è solo una questione di metodo, è questione di sensibilità politica. Di buonismo, verrebbe da scrivere. E quello non si può simulare a lungo.
Buon martedì.