I “rancorosi di sinistra”, i “gufi”, i “traditori”, quelli che “faranno vincere la destra” alle prossime elezioni nazionali inspiegabilmente diventano indispensabili per le prossime regionali. Nel Lazio il governatore Zingaretti insiste per non rompere lo schema del passato (e fa niente se intanto s’è rotto un Paese, tutto intorno) e chiede a Liberi e uguali di partecipare alla coalizione per le elezioni regionali nel Lazio. Qualcuno giustamente gli ha fatto notare che viene difficile immaginare un’alleanza che vada da Sinistra italiana alla Lorenzin (fedele alleata del governatore). Si attende risposta.
In Lombardia invece siamo addirittura oltre: la non ricandidatura di Maroni ha acceso gli animi come non mai (si esulta per poco, da quelle parti) e il Partito democratico lancia appelli a sinistra (trovando terreno fertile) in nome del “voto utile”. Avete letto bene: del voto utile. In pratica l’arma con cui bastonano Liberi e uguali nella campagna elettorale nazionale è l’amo della campagna elettorale regionale. Verrebbe da ridere, se non fosse tragica.
Eppure a pensarci bene sarebbe un’ottima notizia che il Pd ritenga veramente indispensabile la sinistra in Lombardia. Sarebbe un inizio. E volendo vedere c’è anche una soluzione: se davvero è il caso di “mettere da parte i personalismi” per strappare la Lombardia a Lega e Forza Italia sono sicuro che il Pd in testa sia disponibile a essere generoso e rivedere i suoi piani. Si metta da parte Gori (che il Pd non avrà problemi a convincere, avendolo incoronato senza passaggi con le altre realtà politiche) e si candidi in Lombardia la brava Cecilia Strada che proprio Liberi e uguali ha contattato nei giorni scorsi.
Poiché, come dice il Pd, non è il candidato presidente a “definire la squadra” sono certo che convergere su un candidato “civico” sia la soluzione migliore per dimostrare la reale volontà di trovare una sintesi. Per qualcuno del resto Gori rimane quello che ha preso posizioni piuttosto distanti dalle anime di LeU e (come ricorda bene Alessandro Gilioli) fu lo stesso che nei primi anni ’90 fece politica, da direttore di Canale 5, per opporsi strenuamente al referendum che il Pds indisse per modificare la legge Mammì (proposta, tra gli altri, da Roberto Benigni, Ettore Scola, Gillo Pontecorvo, Marco Bellocchio, Nanni Loy, Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Marco Ferreri, Alberto Lattuada, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Francesco Rosi, Gabriele Salvatores e Beppe Grillo). Gori fu colui che nel maggio del 1991 propose di «andare con gli striscioni a San Siro e organizzare un corteo davanti al Parlamento» per fermare «questi referendum assurdi».
Cecilia Strada, negli anni, ha provato a fermare le bombe.
La scelta viene facile. Che dite?
Buon giovedì.