Dopo aver vinto le elezioni di medio termine la destra al governo in Argentina ha realizzato una serie di riforme e di violazioni di diritti acquisiti che stanno avviando il Paese alla rovina. E in poco tempo il consenso per Macri è crollato al 20 per cento. Ma lui prosegue imperterrito, facendo manganellare chi protesta e licenziare chi non si adegua. Quanto durerà?

Quando vince, Macri balla. Ma la sua non è una danza aggraziata, bensì uno strano ballo somigliante alle torsioni penose di Elaine nella sit-com Seinfeld. Con il suo consigliere politico, Jaime Duran Barba, che continua a sostenerlo attaccandosi disperatamente a qualsiasi cosa che faccia sembrare il presidente – per natura uomo dal ghigno sinistro, distaccato e freddo – un essere umano.

L’ultimo ballo di Macri ha avuto luogo il 22 ottobre, quando la sua parte politica ha chiaramente vinto le elezioni parlamentari di medio termine. È stato, inequivocabilmente, un risultato per lui positivo avendo ricevuto l’approvazione della maggior parte dei votanti argentini. E Macri l’ha considerata una delega in bianco. Il giorno dopo il voto ha immediatamente messo sotto pressione la sua amministrazione e lanciato un’offensiva per cambiare il sistema legale sul lavoro, sulle pensioni e sulle tasse: diminuendo i diritti della maggior parte dei lavoratori, abbassando le pensioni, impoverendo i fondi che consentono al sistema di funzionare, e liberando i ricchi da pesanti contributi fiscali. Immediatamente il prezzo del gas ha iniziato a volare: 12% in più in poco tempo. (Da allora ci sono stati aumenti per un altro 7%). Pochi giorni dopo le elezioni di medio termine, il procuratore capo Alejandra Gils Carbò – con un incarico a vita, approvato dal Congresso – si è dimessa, stanca di essere sottoposta a intimidazioni e a minacce fisiche nei due anni di presidenza Macri.

Tuttavia, molto presto la danza effimera di Macri si è fermata. E, in meno di sessanta giorni, è svanito il vento in poppa del governo che l’elezione aveva rafforzato. Anzi, ha cambiato completamente rotta. Non per questo il presidente ha smesso di provare a rimanere in pista. Al contrario, ha superato ogni limite ancora più duramente. Senza alcun ritegno per la vicenda di Santiago Maldonado, il 23 novembre, la gendarmeria ha sparato alla schiena a un altro giovane, uccidendolo, questa volta un autentico Mapuche: Rafa Nahuel, di 22 anni. Nel bel mezzo di un dicembre mai così caldo, Macri ha costretto il parlamento ad approvare una riforma che riduce la maggior parte delle pensioni e permette al governo di usare i fondi pensionistici nel modo in cui ritenga giusto.

Ne è seguita una rivolta dentro e fuori dal…

Il reportage di Marcelo Figueras da Buenos Aires prosegue su Left in edicola


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