Destinazione: Niger. Nome in codice: missione umanitaria, intervento necessario o qualche altra fesseria del genere, per non chiamare mai la guerra con il proprio nome perché altrimenti puzza troppo di morto

Eh le incombenze. Meglio, le priorità, Anche in un governo che ormai dovrebbe essere agli sgoccioli (tanto da dichiarare da più parti che non c’era tempo per discutere lo ius culturae travestito da ius soli; ci hanno detto che non c’era tempo di sistemare la legge elettorale e ci diranno, ricordatevelo nei prossimi giorni, che non c’è spazio per una relazione finale della Commissione sulle banche che non sia salomonica). Alla fine oggi tutti sull’attenti per il voto marziale sulla prossima guerra. Destinazione: Niger. Nome in codice: missione umanitaria, intervento necessario o qualche altra fesseria del genere, una di quelle sigle che serve per non chiamare mai la guerra con il proprio nome perché altrimenti puzza troppo di morto.

Le cifre: 470 militari, 130 mezzi terrestri, 2 aerei, spesa  prevista 49,5 milioni di euro nel solo 2018 per una missione che è una vera manna per Macron ed è un grosso punto interrogativo per noi. Mentre le malelingue (sono tutte malelingue quelle che non leccano il potere, da sempre) ci dicono che tutto questo bailamme serve per difendere il ricco uranio in mano all’Europa (il Niger è il quinto Paese al mondo per l’estrazione dell’uranio, circa 3243 tonnellate l’anno) il Capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano ci ha deliziato con la sua versione di “missione urgente contro il fenomeno dei traffici illegali e delle minacce della sicurezza” parlando di “missione no combat” (dirlo in italiano faceva brutto, troppo provinciale). Come si possa fermare “il fenomeno dei traffici illegali e delle minacce della sicurezza” senza combattere ma spedendo soldati rimane un mistero.

Qualcuno dice che andremo a “formare e addestrare le truppe in loco”. Simpatica l’idea che servano 500 uomini per la formazione: succedesse in qualsiasi altro settore sarebbe un investimento rivoluzionario. Ma in questo caso, puzza. Qualcuno dice che c’è da controllare il confine con la Libia che sarebbero, a guardare bene, 600 chilometri. Non proprio una passeggiata.

Il motivo vero lo sapremo, come sempre quando si tratta di una guerra, tardi. Troppo poco. Troppo tardi.

Buon mercoledì.