Difendere la "famiglia tradizionale", insomma è solo un modo per sputare xenofobia e omofobia

Se qualcuno tenta di convincermi della giustezza delle sue idee (o della popolarità del suo pensiero) con frasi del tipo “si è sempre fatto così”, “difendere la tradizione” o “è normale (giusto) così” di solito mi domando come ho fatto a infilarmi in una discussione così stupida, invento un impegno e saluto.

Quando a farlo sono invece politici di primo piano (purtroppo) che hanno a disposizione mezzi e modi per sparare le loro cazzate in prima visione allora la reazione diventa più laboriosa e tocca, ancora una volta, provare a ripercorrere le loro grevi storie personali per provare a smascherarli.

Partiamo dall’inizio. Sono appesi un po’ dappertutto i manifesti elettorali di Giorgia Meloni, con tanto di logo della sua formazione Fratelli d’Italia anche lei liquefatta nell’ennesimo conato di berlusconismo resuscitato di nuovo, che ci invita alla difesa della famiglia tradizionale. “DIFENDI LA FAMIGLIA TRADIZIONALE”, intimano con il solito imperativo fascioemergenziale.

E qualcuno potrebbe pensare che faccia proprio ridere che a difendere la famiglia “tradizionale” siano la Meloni (madre non sposata), Salvini (pluriseparato, dalla famiglia larghissima) e quel Berlusconi, su cui non c’è bisogno di aggiungere altro.

I “tradizionalisti” (che sia un presepe o la famiglia) sono quelli che non hanno nemmeno lo spessore per essere conservatori e che hanno bisogno di coniare tradizioni simboliche (in realtà inesistente) per confezionare un messaggio all’altezza della loro superficialità.

La Meloni ieri ha dichiarato: “Noi difendiamo le famiglie naturali, quelle che fanno figli. Sono queste a dover ricevere contributi dallo Stato, non quelle degli immigrati”.

La “famiglia tradizionale”, insomma è solo un modo per sputare xenofobia e omofobia. Senza nominarle. Di tradizionale insomma c’è solo la meschineria politica. La solita.

Buon lunedì.