Tre proposte di legge di iniziativa popolare vengono presentate a Roma. Su Rosatellum, Buona scuola e pareggio in bilancio

Mentre i partiti sfornano i candidati scelti nel chiuso delle segrete stanze, con risultati talvolta raccapriccianti, c’è qualcuno che non ci sta. Non ci sta ad aspettare l’ennesimo esito di leggi elettorali dal sapore di incostituzionalità (si veda anche l’articolo di Felice Besostri, l’“avvocato anti – Italicum”, su Left).

Chi sono? Sono coloro – giuristi e insegnanti soprattutto – che hanno dato vita al Coordinamento per la democrazia costituzionale, erede del Comitato del No al referendum costituzionale. Quei «professori», come li chiamava Renzi, sbeffeggiandoli, che passo dopo passo hanno trascinato i cittadini verso la sonora bocciatura della riforma Renzi-Boschi.

In attesa che si formi il nuovo Parlamento, che sarà, a giudicare il modus operandi delle segreterie dei partiti, di nominati, e che quindi impedirà ai cittadini di esercitare in pieno, a causa degli assurdi vincoli del Rosatellum, il loro diritto di essere rappresentati e di scegliere liberamente i loro rappresentanti, si sta pensando e ci si sta organizzando a esercitare quel potere democratico e costituzionale dal basso. Come? Con le leggi di iniziativa popolare (Lip).

Tre sono le proposte depositate negli ultimi mesi in Cassazione per le quali tra pochi giorni partirà la raccolta di firme. Ne occorrono 50mila in un arco temporale di sei mesi. L’ultima ad essere depositata in Cassazione, il 19 gennaio scorso, è quella che prevede una modifica dell’attuale legge elettorale. Così, accanto ai ricorsi che presto arriveranno nelle aule dei tribunali, c’è anche la Lip a ricordare che il Rosatellum è una pessima legge. Il testo si intitola non a caso «Modifiche alla legge elettorale 165/2017 per consentire agli elettori di scegliere direttamente i deputati e i senatori da eleggere in proporzione ai voti ottenuti; previsione del voto disgiunto nel rispetto della differenza di genere; garanzie di correttezza, trasparenza, democraticità nella selezione delle candidature in attuazione dell’art.49 della Costituzione». Come si vede, una risposta chiara contro quel Rosatellum che disegnerà il nuovo Parlamento.

Tra le altre due leggi di iniziativa popolare c’è quella che prevede la modifica della Buona scuola attraverso un nuovo testo della Lip redatto dai comitati che già nel 2006 avevano presentato una proposta di legge per la scuola pubblica, laica e gratuita. Nel 2014, quando in Parlamento arrivò il testo della Buona scuola, la Lip era l’alternativa sottoscritta da parlamentari di Sinistra italiana e del M5s. Poi, abbiamo visto come è andata a finire, con la capitolazione del Pd – anche se alcuni, pochi, esponenti della minoranza o votarono contro o non parteciparono al voto – e il varo della riforma Renzi-Giannini.

E infine la legge di iniziativa popolare che chiede la modifica dell’art.81 della Costituzione per eliminare la modifica dello stesso articolo effettuata nel 2012 sotto il governo Monti. Una modifica pesantissima perché il pareggio in bilancio scritto in Costituzione, in obbedienza ai diktat europei, ha inciso e sta incidendo – è in vigore dal 2014 – nella politica economica e nei diritti dei cittadini. Allora, nell’aprile 2012, votarono i due terzi del Parlamento e quindi la legge costituzionale non venne sottoposta al referendum popolare. Adesso c’è la possibilità che i cittadini si possano esprimere firmando la Lip.

Il pareggio in bilancio significa che un macigno grava su tutte le amministrazioni pubbliche, costrette a far rispettare quel vincolo che, secondo alcuni esperti, non eravamo in obbligo di inserire in Costituzione. Ma qualche volta la regola economica non va d’accordo con i diritti dei cittadini. Se n’è accorta la Corte costituzionale che nella sentenza 275/2016 si è pronunciata a proposito della controversia tra provincia di Pescara e regione Abruzzo su una legge regionale che appellandosi al pareggio in bilancio dell’art.81 limitava al 50 per cento il finanziamento per il trasporto riservato ai disabili.

La Consulta ha dichiarato illegittima la legge regionale motivando il no proprio perché i diritti dei cittadini vengono prima del pareggio in bilancio. «È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione», scrivono i giudici costituzionali.
La parola adesso passa ai cittadini.

Domenica 4 febbraio a Roma vengono presentate le tre leggi di iniziativa popolare con il via alla campagna di raccolta firme. Marina Boscaino presenta la Lip scuola, Gaetano Azzariti la Lip articolo 81 e Massimo Villone la Lip legge elettorale.