Dopo armi e droga, è l’affare economico più consistente al mondo. E soprattutto il più violento. Primo, perché lede mortalmente la realtà psico-fisica di tantissimi bambini. Secondo, perché li sfrutta, per una manciata di euro, in quanto figli della povertà economica e sociale. E terzo, ma non ultimo, perché è (quasi sfacciatamente) tollerato. Stiamo parlando del cosiddetto “turismo sessuale”.
Gli italiani, stando ai dati più recenti diffusi da Ecpat, si collocano al primo posto tra i violentatori di bambini nei Paesi del terzo mondo. E dire che l’Italia è tra i pochi Paesi dell’Unione europea a essere in una posizione di avanguardia sul contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori nel turismo, per essersi dotato di strumenti legislativi specifici in grado di rispondere in maniera concreta.
Purtroppo le azioni di contrasto a questo tipo di crimine sono inficiate dall’assenza di una giurisdizione univoca e dalla mancata attuazione di azioni specifiche e interventi mirati. Ma ha molta responsabilità la cultura che ha smarrito il senso dei rapporti e che nega la realtà umana del bambino. E nasconde il proprio fallimento umano chiamandolo evasione. Se si pensa che il 95 per cento di questi ‘turisti’, non solo pensionati ma anche uomini d’affari o piloti d’aereo, professionisti all’apparenza irreprensibili alla ricerca di “un’esperienza trasgressiva”, allora “il turismo sessuale è il frutto marcio di una cultura (distorta) dello svago, forte, oltretutto, della convinzione di portare ricchezza economica nei paesi in difficoltà”, spiega a Left, Giorgia Butera, presidente di Mete Onlus, l’associazione palermitana che, in Senato, in collaborazione con Fiori di Acciaio, ha presentato il progetto Stop Sexual Tourism con l’obiettivo di sensibilizzare capillarmente l’opinione pubblica che partire per abusare i bambini è un crimine contro l’umanità.
“E’ inaccettabile: è una condizione conosciuta e tollerata perché non intervenire equivale a tollerare l’abuso da parte delle istituzioni che non possono non fare il primo passo, autorizzando l’accettazione passiva di tutti”, continua Butera. Ne consegue il declino dell’attenzione sul fenomeno quando non, addirittura, l’intermediazione delle agenzie di viaggio (Tour Operator) volta a promuovere, con tanto di brochure, le destinazioni più adeguate allo scopo. Che, per oltre un milione di turisti del sesso all’anno e a seconda delle situazioni ottimali alla pratica, sarebbero il Kenya – con tremila bambini, fra i dodici e i quattordici anni, nel mercato del sesso a tempo pieno e circa quindicimila nel giro di quello occasionale -, Santo Domingo, la Colombia e il Brasile.
“A conferma del fatto che gli abitanti del Belpaese siano i principali fruitori del turismo sessuale con i minori, in alcune strade dell’Africa non è difficile trovare sulla strada cartelli che intimano di non toccare i bambini, scritti in italiano”, conclude la presidente di Mete Onlus, ed esponente di Fiori di Acciaio. Ed è per questo che è dai cinquantasette aeroporti italiani che è partita la Campagna Stop Sexual Tourism, sostenuta da Enac, Assaeroporti ed il Comune di Palermo, e già precedentemente sostenuta dalle presidenze di Camera e Senato, per lanciare “una messaggio di civiltà contro la pedofilia tollerata”.