Circa 800 tonnellate di neve trasportate per favorire il turismo sciistico e «rendere la Cecenia un brand». Le mosse di Ramzan Kadyrov per "ripulire" l'immagine del Paese

Imbarazzato dalle montagne ancora verdi giorni prima dell’inaugurazione, il caudillo ceceno ha ordinato che fossero trasportate subito 800 tonnellate di neve, per evitare l’imbarazzo all’apertura della pista sciistica a Veduchi, 15 chilometri dal confine della Georgia. Era una roccaforte di miliziani jihadisti nel cuore del Caucaso russo. Ora è un resort di lusso, nato da un progetto multimilionario, a una manciata d’ore d’auto dalla capitale, Grozny.

Ramzan Kadyrov, il tiranno del sud che il Cremlino spalleggia  – che ha schiacciato ogni forma di dissidenza nella regione da un milione e mezzo di abitanti, che è stato bloccato da Instagram il mese scorso per la violenza delle immagini postate, che fa pendere il suo ritratto da cavaliere medievale in ogni casa, scuola, edificio ceceno -, vuole che queste piste sciistiche diventino il simbolo di “prosperità e pace” del suo regno repressivo, che si dimentichino così, – seppellite da tonnellate bianche per turisti -, deportazioni politiche, sparizioni, omicidi extragiudiziali, persecuzioni.

Come ha detto Ruslan Timukayev, portavoce del governo, il turismo «renderà la Cecenia un brand». Per questo progetto Kadyrov ha ricevuto un prestito dalla banca statale Veb, Vneshekonombank, di 345 milioni di dollari. Anche il magnate ceceno delle costruzioni Ruslan Baisarov, nato in una casa povera di Veduchi, ha fatto copiosi investimenti nella stazione sciistica realizzata dove manca la neve. Dietro tutto questo c’è anche la compagnia statale North caucasus resorts, che cerca di costruire queste stazioni in tutte le aree musulmane del Caucaso, per incrementare il turismo in aree da tutti riconosciute come punti focali della rivolta armata indipendentista.

All’inaugurazione, ai giornalisti invitati, russi e stranieri, Kadyrov ha ribadito che la guerra è finita, su queste montagne di Itum Kale, solo pochi anni fa, i ribelli si nascondevano tra le rocce, ma ora la Cecenia è “stabile”: ora, ha detto ai reporter il tiranno musulmano, ci sono delle bellissime piste sciistiche di cui scrivere. E non della repressione in atto ancora nella repubblica. Degli abusi commessi dalle autorità. Delle case bruciate per punizione. Delle torture a cui la polizia fa ricorso ogni volta che ammanetta chiunque tenti di denunciare le atrocità.

L’ultima vittima è il dirigente dell’associazione per i diritti umani Memorial, Oyub Titiev, arrestato per possesso di droga. Natalia Estemirova, prima di lui, è rimasta a capo dell’organizzazione fino a quando è stata assassinata nel 2009. Oltre a Titov, sospetti arresti per possesso di droga sono arrivati per Zhalaudi Geriev, un giornalista, e l’attivista Ruslan Kataev.

«Come farà un resort a risolvere tutto questo? Come risolverà il problema di uno Stato nello Stato, dove l’assenza di legge e gli abusi sono la norma?» ha detto Tanya Lokshina, direttrice russa di Human right watch. «Non capisco dove sia il punto, perché aprire un resort sciistico dove c’è mancanza di neve, miliardi di rubli ci sono voluti per costruirla, molti di più ce ne vorranno per portare la neve qui», ha detto un’economista. Mancano i diritti, manca la neve, mancano i rubli: la Cecenia ha il Pil pro capite più basso di tutta la Russia, i cittadini comuni comunque non riusciranno mai a permettersi di mettere piede a Veduchi.