Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, traccia il quadro globale: dalle stragi di civili alla libertà di stampa affossata con i giornalisti in carcere. Ma un dato positivo c'è: si protesta molto più di prima

Migranti, minoranze e libertà di parola in pericolo. Odio, retorica e paura al potere. Dall’Egitto al Venezuela. Dai Rohingya in Birmania al dissenso in Turchia, fino ai migranti in America e i diritti per cui si battono le femministe in Polonia. Salverà l’uguaglianza “l’indomito spirito delle donne”. Amnesty International ha appena pubblicato il Rapporto 2017-2018 sui diritti umani in 159 Paesi del mondo: «lo spettro dell’odio e della paura aleggia sulle questioni mondiali», «siamo entrati nel settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, eppure è fuori di dubbio che i diritti umani non possano essere dati per scontati da nessuno di noi», ha detto il segretario generale Salil Shetty.

«In almeno trenta Paesi», si legge nel rapporto, «più della metà dei Paesi monitorati, la libertà dei media è stata ridotta, i giornalisti criminalizzati. Silenziare il dissenso è comune in Angola, dove il governo ha usato leggi di diffamazione contro reporter ed accademici. Blogger sono stati arrestati in Etiopia». Fake news e paesi-carcere per giornalisti, secondo Amnesty nel 2017, sono stati soprattutto Turchia, Egitto, Cina, dove Liu Xiaobo è morto in cella per aver criticato il governo, insegnandoci però «che dobbiamo dire la verità in faccia al potere proprio quando pare impossibile farlo», ha detto Shetty. «Leader come al Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump, Xi stanno minando i diritti umani di milioni di persone, sono pochi i governi che li proteggono, sono deboli le risposte ai crimini contro l’umanità commessi in Siria, Sud Sudan, Iraq, Myanmar, Yemen».

Il malcontento sociale si diffonde «in maniera impressionante», ma rimane sempre più difficile esprimerlo. Nel 2018 non sarà scontato essere liberi «per protestare e criticare i governi, prendere la parola è sempre più pericoloso» ha continuato Shetty. Ma «l’indomito spirito delle donne alla guida di potenti movimenti per i diritti umani ci ricorda che il desiderio di eguaglianza, dignità e giustizia non verrà mai soppresso. I movimenti di protesta stanno crescendo ovunque nel mondo. Se i governi si opporranno a questi movimenti, la loro legittimità ne farà le spese».

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