"Ho pagato più tasse, oltre 10 miliardi, di chiunque altro. Ma lo Stato dovrebbe chiedere a me e alle persone nella mia posizione di versare molto di più". E poi: "Non è una riforma progressiva, ma regressiva. I più ricchi tendono ad avere maggiori benefici rispetto alle classi medie o ai poveri: stiamo andando nella direzione opposta a quella auspicabile, in cui si allarga la rete di sicurezza per i meno abbienti "e chi sta in cima paga più tasse". A pronunciare queste parole non è stato un pericoloso sindacalista e nemmeno un estremo capo partito di sinistra: il discorso è di Bill Gates, uno degli uomini più ricchi del mondo, che in un'intervista alla Cnn ha attaccato la riforma fiscale di Trump che abbassa le tasse ai più ricchi.  "Ho pagato più tasse, oltre 10 miliardi, di chiunque altro. Ma lo Stato dovrebbe chiedere a me e alle persone nella mia posizione di versare molto di più" ha detto Gates, aggiungendo: "Abbiamo un sesto della popolazione che vive in condizioni che ci dovrebbero far vergognare, e il governo si dovrebbe chiedere: 'Perché non stiamo facendo qualcosa di più per loro?'". La storia, seppur americana, si sovrappone perfettamente alla proposta di un certo centrodestra (che strizza l'occhiolino anche a un pezzo di centrocentrocentrocentrosinistra) di una "flat tax" che, dicono, rilancerebbe l'economia. Più guadagni meno paghi, dicono i liberisti, cercando di convincerci che poi i ricchi ridistribuiranno la loro ricchezza per creare occupazione. La politica talvolta è molto più semplice di quello che vorrebbe simulare: c'è chi sta con i ricchi (legittimo, per carità) e chi sta con i meno abbienti. Semplice, lineare. Però fa sorridere che nemmeno gli straricchi a volte siano d'accordo con loro. Se qualcuno vi parla di flat tax rispondetegli con le parole di Bill Gates. Se insiste ricordategli l'articolo 53 della Costituzione: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." Buon giovedì.

“Ho pagato più tasse, oltre 10 miliardi, di chiunque altro. Ma lo Stato dovrebbe chiedere a me e alle persone nella mia posizione di versare molto di più”. E poi: “Non è una riforma progressiva, ma regressiva. I più ricchi tendono ad avere maggiori benefici rispetto alle classi medie o ai poveri: stiamo andando nella direzione opposta a quella auspicabile, in cui si allarga la rete di sicurezza per i meno abbienti “e chi sta in cima paga più tasse”.

A pronunciare queste parole non è stato un pericoloso sindacalista e nemmeno un estremo capo partito di sinistra: il discorso è di Bill Gates, uno degli uomini più ricchi del mondo, che in un’intervista alla Cnn ha attaccato la riforma fiscale di Trump che abbassa le tasse ai più ricchi.  “Ho pagato più tasse, oltre 10 miliardi, di chiunque altro. Ma lo Stato dovrebbe chiedere a me e alle persone nella mia posizione di versare molto di più” ha detto Gates, aggiungendo: “Abbiamo un sesto della popolazione che vive in condizioni che ci dovrebbero far vergognare, e il governo si dovrebbe chiedere: ‘Perché non stiamo facendo qualcosa di più per loro?'”.

La storia, seppur americana, si sovrappone perfettamente alla proposta di un certo centrodestra (che strizza l’occhiolino anche a un pezzo di centrocentrocentrocentrosinistra) di una “flat tax” che, dicono, rilancerebbe l’economia. Più guadagni meno paghi, dicono i liberisti, cercando di convincerci che poi i ricchi ridistribuiranno la loro ricchezza per creare occupazione. La politica talvolta è molto più semplice di quello che vorrebbe simulare: c’è chi sta con i ricchi (legittimo, per carità) e chi sta con i meno abbienti. Semplice, lineare. Però fa sorridere che nemmeno gli straricchi a volte siano d’accordo con loro.

Se qualcuno vi parla di flat tax rispondetegli con le parole di Bill Gates.

Se insiste ricordategli l’articolo 53 della Costituzione:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Buon giovedì.