Dal 18 febbraio si contano 417 vittime di cui un centinaio sono bambini nella zona di Goutha est. La denuncia di Medici senza frontiere: tredici ospedali e cliniche danneggiati in tre giorni, mancano medicinali. Ma la risoluzione umanitaria ancora non decolla

Più di 400 morti. Tra loro più di cento bambini. Oltre duemila i feriti da quando il 18 febbraio  l’offensiva aerea è ricominciata contro la roccaforte degli oppositori del regime di Assad. Per i civili l’inferno di Ghouta est continua. Di tredici ospedali in tre giorni rimangono macerie o danni, dice Medici Senza Frontiere.

E i bombardamenti degli aerei governativi siriani proseguono, secondo l’Ansa, a Ghuta, l’area a est di Damasco, controllata da gruppi armati delle opposizioni e dove si trovano circa 400mila civili assediati da cinque anni.

I report di Msf sono drammatici: «Tredici ospedali e cliniche supportate dall’organizzazione sono stati distrutti o danneggiati in soli tre giorni, la necessità di medicinali è critica, l’assedio di Ghouta rende impossibile il rifornimento di medicinali essenziali per le cure. Dall’inizio dell’anno negli ospedali supportati da Msf sono stati 1600 i feriti e 180 i morti. I bombardamenti sono stati intensificati e in due giorni e mezzo i report riferiscono di 1285 feriti, 237 morti». Ma i numeri delle vittime, dice l’organizzazione, salgono ora dopo ora.

«La situazione è spaventosa, abbiamo bisogno del cessate il fuoco che metta fine ad entrambe le cose, il terribile, pesante bombardamento di Ghouta est e l’indiscriminato bombardamento di mortai su Damasco» ha detto l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura al Consiglio di Sicurezza, premendo per l’immediato accesso all’aiuto umanitario per la popolazione e per l’evacuazione dei feriti.

Il governo siriano, con l’aiuto dell’aviazione degli alleati russi, continua il bombardamento costante sull’enclave. Al Palazzo di Vetro dell’Onu si ripete la stessa parola da mesi: tregua. Ma la risoluzione umanitaria per la Siria rimane ancora solo una bozza al Consiglio di Sicurezza dell’Onu: le controparti attive nel conflitto devono concordare su 30 giorni di cessate il fuoco, ma, riferisce il Cremlino, questo è possibile solo se non riguarderà i terroristi dell’Isis e di Al Nusra. Il ministro degli Esteri russo Serghey Lavrov da Belgrado ha detto che «è difficile essere contro gli appelli, ma i nostri partner occidentali non sono d’accordo nell’escludere i terroristi dalla tregua».

Secondo il Guardian, non è più guerra, ma un massacro: Ghouta est è la nuova Srebrenica. «Con ogni bambino che muore, ogni atto di brutalità commesso e non punito, Ghouta est ricorda quello che Kofi Annan ha definito una volta il peggiore crimine commesso su suolo europeo dal 1945. Ghouta est sta diventando la Srebrenica siriana», ha scritto Simon Tisdall sul quotidiano inglese. Proprio come a Srebrenica, i rifornimenti di cibo e di medicine sono bloccati. «Nel 1993 le Nazioni Unite designarono Srebrenica come “area sicura”, proprio come al processo di Astana l’anno scorso i russi hanno dichiarato Ghouta una zona di de-escalation».