Il Cavalier Berlusconi, ci ha deliziato (si fa per dire) con una intervista a Otto e mezzo di Lilli Gruber. Per sostenere la bontà della flat tax (aliquota unica) ha citato anche l’esempio della Russia dove esiste effettivamente una flat al 13%. Essa fu introdotta nel 2001 dall’allora ministro delle finanze Alexey Kudrin. Berlusconi ha sostenuto che i risultati economici ottenuti dalla Russia sarebbero dovuti a questo sistema di tassazione che avrebbe «risolto i problemi di evasione e elusione fiscale». Affermazioni fatte con la solita sicumera di cui l’ex presidente del Milan ci ha da sempre abituato. L’unico problema dell’economia russa per leader di Forza Italia! Sarebbe legato all’eccessiva corruzione, «un prodotto del passato comunista». Ma è davvero così?
Vediamo nel dettaglio. In primo luogo la flat in Russia fu introdotta assieme a una tassazione alla fonte sulle esportazioni del 40-45% delle aziende del settore energetico. Sono queste aziende che forniscono gran parte del gettito russo che alimenta la spesa pubblica. La Russia crebbe economicamente a un ritmo sostenuto del 6% medio tra il 2001 e il 2011. Risultati importanti sicuramente, ma che furono il prodotto in primo luogo dall’alto prezzo del petrolio che in quella fase oscillò per lunghi periodi tra i 100 e i 150 dollari al barile. A partire dal 2011 la crescita economica iniziò a stagnare e addirittura secondo Kudrin l’effetto dei rialzi del prezzo del greggio iniziò ad essere sempre più ridotto. Nel biennio 2015-2016, l’economia russa entrò in recessione perdendo il 5% del Pil in due anni mentre il valore del rublo perdeva il 100% del suo valore sui mercati valutari. Non abbiamo qui dati molto recenti per quanto riguarda l’evasione fiscale in Russia ma secondo l’ufficio statale di statistica nel 2016 l’evasione fiscale aveva raggiunto i 102 miliardi di rubli (mentre il Pil era di circa 8.600 miliardi di rubli) ed era aumentata rispetto all’anno precedente del 25,9% e di due volte rispetto al 2014. Risulta evidente che con l’incedere della stagnazione economica l’evasione torna ad aumentare rapidamente indipendentemente dall’esistenza della flat tax. Inoltre, come è noto, la Russia è il paese che ha il record di fuga di capitali al mondo: nei paradisi fiscali finiscono circa 50 miliardi di dollari all’anno.
Quando Putin ascese alla presidenza nel 2001 sostenne che la Russia avrebbe avuto bisogno di una crescita del 8% di crescita del pil per 15 anni per raggiungere il paese più povero dell’Europa Occidentale. A distanza di 15 anni l’obbiettivo non è stato raggiunto. Il Pil russo pro capite a parità di potere d’acquisto è inferiore di circa il 15% di quello del Portogallo, il 75% in meno di quello italiano e oltre del 100% di quello francese.
Il sistema fiscale russo funziona talmente bene che seppur in campagna elettorale il ministro delle Finanze russe Anton Siluanov ha dichiarato a Soci il 15 febbraio scorso che «stiamo pensando a rivedere il sistema fiscale russo… abbiamo bisogno di maggior gettito» al fine di garantire maggiori investimenti e rinnovare le infrastrutture. La flat tax finirà nel cestino anche in Russia dopo non aver raggiunto nessuno degli obiettivi per cui era stata lanciata nel 2011.
Berlusconi è da sempre abituato a raccontare un’Italia che non esiste. Per una volta, ha raccontato una favola diversa: quella di una Russia che non esiste.
Buongiorno Mosca,
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