Ci arrivano da “Ghouta” immagini terribili – rese ancora più terribili in Italia dal black out mediatico per tutto il resto del tempo in cui sembra che non succeda nulla e all’improvviso l’inferno -. A leggere e sentire i media sembra che quel “feroce dittatore” che è Bashar Al Assad, si svegli una mattina con la luna storta e schiaccia un bottone, senza motivo e senza avvertire, per scatenare l’inferno su città e sobborghi nei quali regnava un attimo prima la pace, l’amore e la serenità. Così da un giorno all’altro assistiamo impotenti all’invasione di immagini di bambini dilaniati. Così da un giorno all’altro il termometro dell’indignazione schizza alle stelle. Come per dire: per il resto del tempo che muoiano bambini o vecchi o donne, non li vediamo e il cuore non duole, ora li vediamo o ci sembra di vederli e quindi non sappiamo dove nascondere la faccia davanti a queste terribili immagini. E non importa se alcune di quelle immagini sono di bambini yemeniti morti sotto bombe fabbricate in Sardegna. Bambini yemeniti, sembra, non in grado di commuovere qualcuno: possono morire sotto le bombe o di colera non fa nessuna differenza per la nostra indignazione selettiva. Anzi immoralmente condividiamo le loro immagini perché siamo… altamente indignati… per un altro conflitto. Terribile scissione della personalità.
Ma perché la Siria schizza ogni tanto agli onori della cronaca e agli onori dell’indignazione selettiva? Siamo così, può chiedere legittimamente qualcuno, manipolati dai jihadisti? No, siamo manipolati dai manipolatori dei jihadisti. È un copione già visto a Qusayr, a Baba Amr, ad Aleppo e nella stessa Ghouta di oggi qualche anno fa. Copione che fa salire ogni volta di colpo la tensione alle stelle con tanto di riunioni all’Onu – come oggi – per fare pressione sulla Siria per aprire un corridoio umanitario, ufficialmente per portare aiuti alle popolazioni, ma in realtà è per far uscire forze speciali straniere in tutta sicurezza.
Ai manipolatori non importano i jihadisti, loro mercenari, non importano i bambini siriani. A Baba Amr, nel 2012, un numero imprecisato di agenti francesi furono catturati dall’esercito siriano. In quel momento, i media sono stati invasi da immagini e video del tutto simili a quelli di oggi, la stessa polvere, la stessa nebbia, la stessa scenografia, cambiano solo le persone, cambiano i morti. Baba Amr fu battezzata dai media la Stalingrado della Siria. Lo Stato siriano ha trattato, in segreto ovviamente, e ha consegnato quei soldati alla Francia, non si sa per quale contropartita. Poi dopo tutto fu facile, lo Stato ha negoziato con i jihadisti e li ha trasportati con autobus verdi verso Idlib: come è successo a Qusayr, ad Aleppo, a Homs e altrove, per questo, fateci caso, una volta la città o il quartiere ripreso dall’esercito siriano, cessa come per incanto di esistere nelle cronache, non ci è dato sapere che fine fanno i sopravvissuti di quelle città e di quei quartieri.
E così le città sono tornate allo Stato siriano, molte persone alle loro case e in qualche caso si è persino avviata la ricostruzione. Ci sarà anche questa volta la trattativa e gli autobus verdi? Staremo a vedere.
Questa volta il quadro sembra più complicato perché la posta in gioco è altra ed è alta: gli Usa intendevano introdurre jihadisti dell’Isis, cooptati dopo la sconfitta dello Stato islamico con l’aiuto delle Forze di Siria Democratica (SDF) e delle asha’er (le tribù), cooptazione documentata dalla BBC nel reportage “Raqqa’s Dirty Secret” (cercatelo su Internet, è molto istruttivo). Questi ex jihadisti dell’Isis, con i quali i nordamericani volevano in un primo tempo creare una forza da disseminare lungo la frontiera turca, progetto fallito sotto i colpi dell’esercito turco. Colpi che hanno svegliato i curdi del YPG della loro sbornia di collaborazione con gli Usa e sono tornati a collaborare con lo Stato e l’esercito siriano. Ora sembra che gli americani li vogliano portare dal deserto siriano e da Tanaf, a circa 75 km da Ghouta per aprire un fronte nella campagna di Daraa a 46 km dalla stessa Ghouta. L’esercito siriano, per sventare questa operazione, ha inviato le sue Forze speciali Nimr (Tigre) che non hanno mai perso una battaglia fino a questo momento. Tutto parte da cui: se queste forze entrano in questo momento a Ghouta rischiano di far prigionieri imbarazzanti per Usa e alleati. Da qui una guerra mediatica contro la Siria. Da qui l’invasione di immagini inviati da feroci assassini per “intenerire il mondo”.
La Ghouta (est), zona di 150 km2 circa, è controllata attualmente dai jihadisti di Jeish Al-Islam (L’esercito dell’Islam) con 15mila combattenti, da Failaq Al-Rahman (Corpo d’armata del Misericordioso), alleato di Jabhat Al-Nusra – Al Qaeda in Siria – con 6mila combattenti e da altri gruppi meno importanti numericamente come Ahrar Al Sham (Liberi di Siria, o Siriani Liberi) e Al Fustat (dal nome antico del Cairo). Tutti questi gruppi sono finanziati dalle monarchie del Golfo. Questi gruppi jihadisti, in conflitto fra di loro, si mettono d’accordo per due cose: nell’esporre civili e prigionieri in gabbia (gabbie chiamate “sujun attawba”, prigioni del pentimento; il pentimento per i jihadisti si compie anche con la morte) nelle strade come scudi umani contro i bombardamenti dell’esercito siriano e nel bombardare quotidianamente Damasco, bombardamenti che provocano centinaia di morti, di cui, stranamente, non si sente mai parlare. Ci sono morti più morti di altri.