Nei fermo immagine brillano le coperte argentate, intorno a figure sottili e nere, dal capo sempre chino. Nelle foto dall’alto si vedono corpi stanchi, piegati, appoggiati al muro. Sono famiglie intere, – ma più spesso solo donne e bambini -, in stato di detenzione, esseri umani rinchiusi in pochi metri quadrati di cemento e sporcizia, alla frontiera a stelle e strisce d’America. Per gli agenti della sicurezza del confine americano questa è solo una routine. Loro quelle celle glaciali le chiamano “hieleras”, freezers.
I “freezer” sono nei centri di detenzione dove trascorrono notti e giorni i migranti che vengono ammanettati ed arrestati perché hanno provato ad attraversare il confine messicano. Dormono sul pavimento, non hanno diritto a lavarsi, non possono usare i loro beni prima che vengano spostati in altre strutture governative di detenzione. È quanto testimoniato da almeno 100 casi esaminati dall’organizzazione per i diritti umani HRW, Human Rights Watch, negli ultimi tre anni. «I migranti detenuti hanno il diritto di essere trattati con dignità e umanità, i minori, non accompagnati o con i membri delle loro famiglie, vanno salvaguardati secondo la legge internazionale e quella americana» ha scritto HRW nel suo ultimo report, intitolato “Nel freezer: condizioni abusive per donne e bambini nelle celle di detenzione destinate ai migranti in America” con quelle immagini che vengono dalle celle d’immigrazione a Douglas, in Arizona.
Freddo e violenze sessuali. In altre celle inospitali, sono state molestate delle donne, dice una lettera sottoscritta da 45 membri del Congresso americano, indirizzata al dipartimento della Sicurezza interna, la Homeland security, che si occupa della gestione della migrazione. Il luogo è diverso, siamo nella contea di Williamson, nel Texas. Il membro della Camera dei rappresentanti Lloyd Doggett, dopo aver raccolto le denunce di alcune migranti, ha scritto che gli «abusi sessuali da parte delle guardie sulle vittime sono inaccettabili».
Eddie Canalas, della STHRC, South Texas Human Right Center, riprende il report di HRW denunciando “il terribile stato di polizia per i migranti in questo paese”. La sua organizzazione fornisce acqua a chi tenta l’attraversamento del confine Messico-Usa, quando il rischio di morte per disidratazione è alto, soprattutto d’estate. Secondo l’Organizzazione internazionale della migrazione 412 migranti sono morti così, nel 2017, 392 nel 2016.
La faticosa traversata prima. Il duro stato di detenzione dopo. Le difficili condizioni, la separazione dei genitori dai loro figli. Questi sono tutti deterrenti usati per scoraggiare la migrazione verso gli Stati Uniti, per instillare paura nei migranti, che diventano sempre «più vulnerabili, più escludibili», in quella parte d’America dove non solo non c’è spazio per i diritti umani, dice Canalas, «non c’è spazio per l’umanità».