I programmi elettorali di destra, Pd e M5s si collocano in continuità con le riforme che hanno emarginato e impoverito i lavoratori. Solo Potere al popolo e Liberi e uguali chiedono l’abolizione del Jobs act renziano. Ma Leu non si azzarda a toccare la riforma Fornero sulle pensioni

C’è chi lamenta che di lavoro in questa campagna elettorale si è parlato poco, in assoluto e relativamente al peso che questa questione ha nella società. Lo lamentano, rivolgendosi ai candidati, anche molti giornalisti nei loro programmi televisivi, gli stessi che al lavoro non dedicano spazio. È necessaria dunque un’analisi che abbia come primo obiettivo quello di rispondere alla domanda: le proposte in campo vanno nella direzione di ribaltare l’impoverimento dei lavoratori? Per rispondere con contezza non è possibile guardare solo alla sezione “lavoro” ma interessare tutto il programma economico. Eppure, è possibile sostenere che il buongiorno si vede dal mattino.

La coalizione di centro destra – Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia – basa tutto sull’introduzione della flat tax, cioè l’aliquota unica sulle imposte sia per le famiglie sia per le imprese. È la formulazione fortemente regressiva del concetto di austerità espansiva per cui i cittadini con più soldi in tasca potranno spendere di più e quindi creare occupazione, via consumi di beni e servizi. Peccato però che il risultato della flat tax è quello di far risparmiare solo i ricchi che non saranno più chiamati a contribuire in modo progressivo al gettito fiscale.

Inoltre, sostenere che la flat tax liberi i cittadini che di conseguenza potranno spendere di più nasconde un grande inganno: se diminuisce il gettito attraverso cui lo Stato finanzia la spesa sociale (sanità, scuole, asili, trasporto locale, ecc) allora ognuno dovrà fare da sé e lo potranno fare sempre e solo quelli che se lo possono permettere. Inoltre, la spesa per soddisfare diritti fondamentali prima serviti dal welfare pubblico andrà a sostituire quella per altri beni, la cui domanda diminuirà. Infine, i risparmi di tasse dei ricchi si traducono molto meno in consumi di beni e servizi rispetto ai meno ricchi, ma molto di più in attività speculative, quelle tese ad accrescere reddito e rendite. Insomma, non è assolutamente vero che gli imprenditori assumeranno di più.

Si aggiunge per Fdi la volontà di accompagnare la flat tax a una «super deduzione del costo del lavoro per le imprese ad alta intensità di manodopera» (cioè la quasi totalità delle imprese italiane). Aumentano i profitti d’impresa risparmiando sia in termini di fiscalità generale sia in termini di contribuzione. Non viene specificato inoltre se tale schema di incentivi debba poi essere coperto dallo Stato (il cui intervento si vuole limitare fortemente) oppure se il taglio dei contributi sarà direttamente un taglio alle pensioni future tout court. La stragrande maggioranza dei lavoratori non beneficerà in alcun modo dal programma del centro destra.

Passiamo al programma del Pd…

L’analisi di Marta Fana prosegue su Left in edicola


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