Quando la finiremo con questa narrazione medievale per cui la donna deve tornare a casa e cercare di fare pace?

Tra le favolette che sarebbe il caso di smettere subito di raccontare c’è anche quella che “le donne non denunciano” che, per esperienza personale, mi ricorda le alienanti tavole rotonde in cui qualche prefetto dichiarava l’inesistenza del fenomeno mafioso “perché non ci sono denunce”.

Antonietta Gargiulo, la moglie del carabiniere Luigi Capasso che ieri ha ucciso le due figlie e ha tentato di uccidere la moglie, aveva depositato due esposti in cui raccontava la paura per quel marito “aggressivo e violento” che, come troppo spesso succede, non sopportava l’idea di una separazione da colei che riteneva una sua personale proprietà. Era andata anche dal suo capo, il comandante dei carabinieri di Velletri, per raccontare la difficile situazione. Dicono i comunicati ufficiali che «si è tentata la strada della ricomposizione bonaria», che la donna «temeva che l’uomo potesse perdere il lavoro» e che non erano emersi fatti penalmente rilevanti. Eppure Antonietta aveva anche cambiato la serratura del suo appartamento.

Forse sarebbe il caso di uscire una volta per tutte da questa narrazione medievale per cui la donna deve tornare a casa e cercare di fare pace, come se fossimo davvero in una di quelle fiction sui carabinieri che si vedono in prima serata: le donne cominciano a morire quando hanno la sensazione che le loro denunce non vengano prese sul serio. Al di là della vicenda di Latina (sarà il processo ad accertare le responsabilità, sempre che non ci sia troppa corporazione) sono frequenti i casi in cui le paure delle ex mogli e delle donne vessate sono sottovalutate da istituzioni colpevolmente superficiali. Forse sarebbe il caso di parlarne una volta per tutte.

Buon giovedì.